E mai come questa volta di occasione si può parlare, perché quello che rischiava di essere un argomento dimenticato, accantonato, liquidato in realtà si rivela essere sempre di grandissima attualità.
Chi, come me, era stato ingoiato dalla vita quotidiana e dai soliti impegni che non si possono rimandare, rischiava di dimenticare il più grande impegno che in questi tempi ci aspetta, quello di salvare la scuola pubblica italiana.
Innanzitutto va detto che è grazie alle molte voci che nell’autunno caldo della scuola si sono levate se Gelmini & Co. non sono riusciti, in sordina, a fare fuori del tutto la scuola pubblica.
Attenzione però: passo dopo passo, soprattutto con un meccanismo di totale disinteresse che consiste nel delegare alle scuole la gestione del sempre minore monte ore e delle sempre minori risorse (di denaro, di insegnanti, di materiale), anziché garantirne un tot di diritto, lo stato si sta disinteressando della scuola, che vorrebbe diretta solo in base a principi di redditività non considerando che il vero utile sarà una società con una buona scolarizzazione non élitaria ma diffusa, grazie alla quale compiere l'integrazione dei nuovi cittadini che ne fanno parte.
I primi interventi, che potranno forse erroneamente sembrare di entità ridotta, rischiano di essere l’inizio di una valanga che si sta abbattendo sulla scuola. Per questo è necessario chiedere con forza che siano ridate tutte le risorse tolte.
Non posso non riportare la battuta di Lorenzo Varaldo, che pur esprimendo tutta la sua stima e gli auguri per i 100 anni di Rita Levi Montalcini, così commentava l'apprezzamento espresso dal Premio Nobel per quanto fatto da Maria Stella Gelmini contro la fuga dei cervelli all’estero: “Se si lascia fare, non ne rimarranno proprio più di cervelli da far fuggire all’estero.”
La scuola ha bisogno di soldi per funzionare. La visione paranoica di cittadini, insegnanti e operatori che derubano lo stato la dice lunga sul valore che si attribuisce all’istruzione.
Capisco chi, come me, è demoralizzato all’idea di dover difendere l’istruzione dei propri figli dagli attacchi dello stato in cui sta crescendo. Ma, purtroppo, sembra proprio che sia necessario farlo.
Per fortuna, soprattutto qui a Torino, non mancano le occasioni di incontro e scambio. La prossima è l’assemblea del Manifesto dei 500 convocata per il 5 maggio alle ore 17.30 presso la scuola ALERAMO, via Lemie 48, Torino.
CV