lunedì 7 giugno 2010

La lezione del governo alla scuola

Curzio Maltese (Il Venerdì di Repubblica – 4 giugno 2010 – pag. 11 )

Ogni tanto il governo fa anche cose buone ed è giusto riconoscerlo. La Finanziaria, per esempio, ha identificato e punito la categoria che maggiormente danneggia il Paese, la più pericolosa per la democrazia. I lettori a questo punto pen seranno agli evasori fiscali. Ma in quale Paese vivete? Gli evasori sono brave perso ne, laboriose, creano reddito, soprattutto per se stessi, votano a destra. Per questo il governo li premia con un altro condono.

D'altra parte, è a favore dell'evasione che si fanno le manovre finanziarie. Da quando Berlusconi è tornato a Palazzo Chigi, l'evasione è passata, secondo i dati del Sole 24 Ore, da cento a centoventi miliardi l'anno. Venti miliardi in più. Che bisogna recuperare da altri. Anzitutto dagli inse gnanti. Questi mascalzoni che riempiono la testa dei nostri figli di cognizioni inutili, culturame, latinorum e algoritmi. Quando potrebbero portare in classe un bello schermo ultrapiatto e sintonizzarlo per tutto il tempo della lezione sul Grande fra tello. Comunisti con il pallino dell'istruzio ne, che rovina il popolo. A loro tocca giusta mente il salasso peggiore della manovra: due miliardi di euro. Fra le nazioni del G20 soltanto una ha capito che per uscire dalla crisi il passo decisivo è tagliare l'istruzione. Questa nazione siamo noi, è l'Italia. Lo di ciamo con un brivido di orgoglio.

L'Italia ha un grande premier che ha fatto una montagna di soldi senza bisogno di conoscere il latino, Leopardi e l'inglese, ma occupandosi in prevalenza di tv, donne e pallone. Senza contare l'altro genio della ministra Gelmini. Una che per tagliare ha un vero talento. Adesso vuole anche elimi nare un paio di settimane a settembre e cominciare le scuole il primo ottobre, perché cosi, dice, si aiuta il turismo. Qualche azzeccagarbugli di sinistra potrebbe obiettare che nella nazione più turistica del Pianeta, la Francia (una volta era l'Italia, ora quin ta), le scuole cominciano a fine agosto. Altri potrebbero addirittura obiettare che ci vorrebbe in Italia un vero ministro dell'Istruzione. E perché mai? L'Italia ha già l'indice di scolarità fra i più bassi d'Europa. Basta ancora un piccolo sforzo per tornare alla felice condizione di analfabetismo di massa degli anni Cinquanta, gli anni che prepararono il boom economico.

L'unico ostacolo a questa straordinaria riforma è costituito da un milione centomila insegnanti della scuola pubblica che si ostinano a fare il proprio mestiere. Ma con questi stipendi, quanto possono anda re avanti ancora?

cm

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