Da: Retescuole, 12 gennaio 2011
Vademecum per portare la Gelmini in tribunale e ottenere il riconoscimento dei propri diritti per bambini con disabilità
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A Milano è successa una cosa importante in questo inizio d’anno: il tribunale ha stabilito che ridurre le ore di sostegno ai minori con disabilità è atto discriminatorio.
Non è la prima volta che le famiglie di questi bambini si rivolgono alla giustizia per vedere ripristinata una situazione almeno vivibile per i propri figli. Ma si trattava sempre di ricorsi al Tar, vinti per altro nella stragrande maggioranza dei casi, ma fonte di un tardivo rimedio che spesso non cambiava di molto l’esito dell’anno scolastico. Qui invece siamo di fronte alla condanna di un tribunale ordinario che accetta la tesi che non si può ledere un diritto primario dell’individuo, in questo caso il diritto all’istruzione, in nome di un riordino dei conti pubblici. Semplicemente non si può, perché questo diritto è sancito dalla Costituzione della Repubblica Italiana.
Come è nata l’idea di questo ricorso?
Nel lavoro preparatorio del convegno “Tutti a scuola – il diritto all’istruzione dei minori con disabilità”, organizzato dal presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Milano, Ines Patrizia Quartieri nel novembre scorso, sono state fatte incontrare le esigenze delle famiglie, le competenze di Ledha Milano (Lega per i diritti delle persone con disabilità) e quelle di Avvocati per niente onlus, un’associazione di legali che mette a disposizione il proprio lavoro per cause di rilevanza sociale. Livio Neri, uno di questi bravissimi legali, ha studiato con i colleghi la situazione, trovando la via per un nuovo importante approccio al tema.
Paura eh?
Che il ricorso, e la sua felice conclusione (il tribunale di Milano concede infatti 30 giorni di tempo per ripristinare una situazione di diritto nelle scuole dei 17 allievi coinvolti) facciano paura al Ministero e alla maggioranza in Parlamento si comprende dalla conclusione dell’articolo a firma Dino Bondavalli dedicato a questa vicenda e pubblicato da Libero l’11 gennaio 2011. «Tutto ciò in virtù di una sentenza che rischia di scatenare una pioggia di ricorsi in ogni parte d’Italia, sulla quale Paola Frassinetti, vicepresidente della Commissione istruzione della Camera, esprime forte preoccupazione “Intervenire con sentenze su una materia così delicata impedisce l’integrazione degli studenti disabili nei confronti dei quali non c’è nessuna attività discriminatoria, visto che hanno a disposizione altri strumenti”». Sorvolando sul fatto che a fare danni sarebbe chi ripristina condizioni di diritto e nell’attesa di scoprire quali altri strumenti avrebbero a disposizione per l’integrazione i bambini con disabilità, che attualmente non fanno che prendere porte in faccia anche dalle amministrazioni locali, resta da osservare che sono parecchio preoccupati della pioggia di ricorsi.
Si può fare!!
E allora accontentiamoli, giù con i ricorsi come se piovesse, perché diventi assolutamente anti-economico, per lo Stato, risparmiare sulla pelle dei bambini con disabilità.
m.
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A Milano è successa una cosa importante in questo inizio d’anno: il tribunale ha stabilito che ridurre le ore di sostegno ai minori con disabilità è atto discriminatorio.
Non è la prima volta che le famiglie di questi bambini si rivolgono alla giustizia per vedere ripristinata una situazione almeno vivibile per i propri figli. Ma si trattava sempre di ricorsi al Tar, vinti per altro nella stragrande maggioranza dei casi, ma fonte di un tardivo rimedio che spesso non cambiava di molto l’esito dell’anno scolastico. Qui invece siamo di fronte alla condanna di un tribunale ordinario che accetta la tesi che non si può ledere un diritto primario dell’individuo, in questo caso il diritto all’istruzione, in nome di un riordino dei conti pubblici. Semplicemente non si può, perché questo diritto è sancito dalla Costituzione della Repubblica Italiana.
Come è nata l’idea di questo ricorso?
Nel lavoro preparatorio del convegno “Tutti a scuola – il diritto all’istruzione dei minori con disabilità”, organizzato dal presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Milano, Ines Patrizia Quartieri nel novembre scorso, sono state fatte incontrare le esigenze delle famiglie, le competenze di Ledha Milano (Lega per i diritti delle persone con disabilità) e quelle di Avvocati per niente onlus, un’associazione di legali che mette a disposizione il proprio lavoro per cause di rilevanza sociale. Livio Neri, uno di questi bravissimi legali, ha studiato con i colleghi la situazione, trovando la via per un nuovo importante approccio al tema.
Paura eh?
Che il ricorso, e la sua felice conclusione (il tribunale di Milano concede infatti 30 giorni di tempo per ripristinare una situazione di diritto nelle scuole dei 17 allievi coinvolti) facciano paura al Ministero e alla maggioranza in Parlamento si comprende dalla conclusione dell’articolo a firma Dino Bondavalli dedicato a questa vicenda e pubblicato da Libero l’11 gennaio 2011. «Tutto ciò in virtù di una sentenza che rischia di scatenare una pioggia di ricorsi in ogni parte d’Italia, sulla quale Paola Frassinetti, vicepresidente della Commissione istruzione della Camera, esprime forte preoccupazione “Intervenire con sentenze su una materia così delicata impedisce l’integrazione degli studenti disabili nei confronti dei quali non c’è nessuna attività discriminatoria, visto che hanno a disposizione altri strumenti”». Sorvolando sul fatto che a fare danni sarebbe chi ripristina condizioni di diritto e nell’attesa di scoprire quali altri strumenti avrebbero a disposizione per l’integrazione i bambini con disabilità, che attualmente non fanno che prendere porte in faccia anche dalle amministrazioni locali, resta da osservare che sono parecchio preoccupati della pioggia di ricorsi.
Si può fare!!
E allora accontentiamoli, giù con i ricorsi come se piovesse, perché diventi assolutamente anti-economico, per lo Stato, risparmiare sulla pelle dei bambini con disabilità.
m.
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