martedì 4 novembre 2008

Occhi limpidi e braccia forti

Questo è un blog di genitori di bambini che vanno alle elementari e alla scuola materna.
Io, sono un genitore di bambini che vanno alle elementari e alla scuola materna.
Eppure voglio scrivere dei ragazzi delle università occupate e dei cortei.
Quando guardo alla tv questi ragazzi vedo i miei figli tra quindici anni e allora ne scrivo fin da ora, perché non è poi così lontano.
Quando guardo alla tv questi ragazzi, per i quali la protesta contro i tagli del governo è un urlo che implora futuro, mi si stringe il cuore.
Questi ragazzi non chiedono un futuro diverso o un futuro migliore. Questo succederebbe solo se fossero in grado di prefigurarsene uno, per quanto inaccettabile o deprimente o scoraggiante.
No. I ragazzi dell’università chiedono futuro. Futuro e basta.
Non chiedono certezze. Chiedono - molto di meno o molto di più - una prospettiva, una possibilità, un’ipotesi.
Che è una richiesta terribile se a farla è chi ha davanti a sé una vita da vivere e non è messo nelle condizioni nemmeno di immaginarsela.
A sognare, inteso come sana capacità di desiderare e agire per realizzare, si impara. Non è mica così scontato saperlo fare, bisogna allenarsi fin da piccoli. La scuola, io credo, serve anche a questo.
In un film che ho visto anni fa, “Il bagno turco”, nell’augurio al bambino che deve ancora nascere la zia scrive alla futura madre: CHE ABBIA OCCHI LIMPIDI PER VEDERE I DESIDERI E BRACCIA FORTI PER REALIZZARLI. PERCHÉ NELLA VITA SI PUÒ ESSERE FELICI, SI DEVE ESSERE FELICI.
Di questa frase mi ha sempre colpito la formula del comando per quella che di solito è vissuta come una speranza. La felicità è un dovere, che richiede impegno azione forza coraggio. La felicità va cercata. Semmai è il dolore che arriva per caso, arriva sempre, ci cade addosso. Ma il benessere va difeso, con tenacia.
Allora capisco l’ostinazione di questi ragazzi delle università occupate e dei cortei, e la sento mia.

AS

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