In pausa pranzo sfoglio i siti di alcuni quotidiani.
Leggo e trascrivo:
UNDICIETRENTA, SE LE PICCOLE OBAMA VANNO ALLA SCUOLA PUBBLICA
Questa mattina un’Ansa da Washington spiega che, nonostante non sia stata presa una decisione al riguardo, le piccole Sasha e Malia Obama potrebbero frequentare le scuole pubbliche a Washington, e non la scuola privata che invece ha frequentato Chelsea Clinton. Le figlie di Michelle e Barack, che hanno 10 e 7 anni, potrebbero andare a scuola come tutti gli altri ragazzi americani. Il sindaco e i responsabili del provveditorato hanno illustrato nel dettaglio cosa offre il loro sistema scolastico per le esigenze della piccola Sasha e quelle di Malia: «Abbiamo spiegato loro con grande piacere quali sono le diverse opzioni del nostro District of Columbia Public School System, e li abbiamo incoraggiati a verificare tutte le alternative possibili, garantendo che offriremo il nostro pieno appoggio qualunque sarà la loro scelta finale», hanno detto i dirigenti scolastici. Michelle Obama aveva già visitato varie scuole private di Washington, senza esserne troppo convinta, probabilmente.
Cosa vuol dire? Vuol dire che nella strategia di Obama ci sono una serie di segnali che vengono dati attraverso comportamenti molto semplici, e molto efficaci. Non si tratta di demagogia, per quanto nessun uomo politico sia immune da meccanismi demagogici. Si tratta di punti fermi, dell’idea che le regole valgono per tutti, del fatto che non puoi fare l’elogio della scuola pubblica e poi mandare i tuoi figli in una scuola privata. Si tratta di capire che nel momento in cui sei al potere la tua casa ha muri di vetro, e tutto è visibile. Lo sappiamo, fa parte di un modo di pensare, e un modo di esistere americano. E siamo ancora convinti che da noi in Europa, ma soprattutto in Italia, tutto questo non conti. Ma non è vero. Molte cose sono cambiate. Il rapporto con il potere, in Italia, non ha più, per fortuna, quel compiacimento, per cui i potenti possono tutto: perché se un giorno diventerò potente avrò anche io certi privilegi.
Ormai i cittadini e gli elettori giudicano e vogliono sapere. E mentre il nostro paese cambia, il potere non cambia affatto. E mentre Obama si informa perché le figlie possano frequentare una scuola pubblica, noi alla scuola pubblica tagliamo i fondi, le risorse, perché ormai da anni, come una colonia del terzo mondo, privilegiamo la scuola privata. Il presidente degli Stati Uniti sa che c’è una differenza tra mandare le figlie in una scuola pubblica anziché in una esclusiva scuola privata. Da noi è considerato ovvio e scontato mandare i propri figli in scuole private esclusive ed efficienti. E poi prendersela con gli studenti che manifestano contro la Gelmini.
Roberto Cotroneo, l’Unità.it 13-11-08
AS
Leggo e trascrivo:
UNDICIETRENTA, SE LE PICCOLE OBAMA VANNO ALLA SCUOLA PUBBLICA
Questa mattina un’Ansa da Washington spiega che, nonostante non sia stata presa una decisione al riguardo, le piccole Sasha e Malia Obama potrebbero frequentare le scuole pubbliche a Washington, e non la scuola privata che invece ha frequentato Chelsea Clinton. Le figlie di Michelle e Barack, che hanno 10 e 7 anni, potrebbero andare a scuola come tutti gli altri ragazzi americani. Il sindaco e i responsabili del provveditorato hanno illustrato nel dettaglio cosa offre il loro sistema scolastico per le esigenze della piccola Sasha e quelle di Malia: «Abbiamo spiegato loro con grande piacere quali sono le diverse opzioni del nostro District of Columbia Public School System, e li abbiamo incoraggiati a verificare tutte le alternative possibili, garantendo che offriremo il nostro pieno appoggio qualunque sarà la loro scelta finale», hanno detto i dirigenti scolastici. Michelle Obama aveva già visitato varie scuole private di Washington, senza esserne troppo convinta, probabilmente.
Cosa vuol dire? Vuol dire che nella strategia di Obama ci sono una serie di segnali che vengono dati attraverso comportamenti molto semplici, e molto efficaci. Non si tratta di demagogia, per quanto nessun uomo politico sia immune da meccanismi demagogici. Si tratta di punti fermi, dell’idea che le regole valgono per tutti, del fatto che non puoi fare l’elogio della scuola pubblica e poi mandare i tuoi figli in una scuola privata. Si tratta di capire che nel momento in cui sei al potere la tua casa ha muri di vetro, e tutto è visibile. Lo sappiamo, fa parte di un modo di pensare, e un modo di esistere americano. E siamo ancora convinti che da noi in Europa, ma soprattutto in Italia, tutto questo non conti. Ma non è vero. Molte cose sono cambiate. Il rapporto con il potere, in Italia, non ha più, per fortuna, quel compiacimento, per cui i potenti possono tutto: perché se un giorno diventerò potente avrò anche io certi privilegi.
Ormai i cittadini e gli elettori giudicano e vogliono sapere. E mentre il nostro paese cambia, il potere non cambia affatto. E mentre Obama si informa perché le figlie possano frequentare una scuola pubblica, noi alla scuola pubblica tagliamo i fondi, le risorse, perché ormai da anni, come una colonia del terzo mondo, privilegiamo la scuola privata. Il presidente degli Stati Uniti sa che c’è una differenza tra mandare le figlie in una scuola pubblica anziché in una esclusiva scuola privata. Da noi è considerato ovvio e scontato mandare i propri figli in scuole private esclusive ed efficienti. E poi prendersela con gli studenti che manifestano contro la Gelmini.
Roberto Cotroneo, l’Unità.it 13-11-08
AS
1 commento:
sì, sì!!
CV
Posta un commento