giovedì 3 novembre 2011

Un Free Muxeum per bimbi con disabilità
A Torino un'iniziativa fra le prime in Italia


Parte da tre dei piu' importanti musei di Torino (il Museo Egizio, il Museo del Cinema e la Reggia di Venaria) Free Muxeum, il progetto sperimentale che per tre weekend, dal 5 al 27 novembre, offrira' ai genitori di bambini con disabilita' psichica e fisica un servizio gratuito di baby-sitter specializzati per la durata delle visite museali.

Nel week-end del 5-6 novembre alla Reggia di Venaria i bambini, mascherati da re, regine, cavalieri e cuochi reali andranno alla scoperta della Reggia;

il week-end del 19-20 novembre al Museo Egizio vedra' esplorare l'antico Egitto dai bambini travestiti da mummie e faraoni;

il 26-27 novembre sara' la volta del Museo Nazionale del Cinema con un percorso gioco che si concludera' con uno stratagemma cinematografico.

m.

giovedì 20 ottobre 2011















Letteratura per bambini e ragazzi disabili al

FESTIVAL INTERNAZIONALE DI LETTERATURA I LUOGHI DELLE PAROLE
Chivasso (Torino), 17 - 30 ottobre 2011

Una serie di eventi organizzata e coordinata da Area onlus, che si occupa da quasi trent’anni di bambini e ragazzi diversamente abili e delle loro famiglie.

Si comincia con due mostre allestite a Palazzo Einaudi.

La prima s’intitola “Vietato non sfogliare – Libri speciali per lettori speciali”
e presenta una cinquantina di testi pubblicati in Italia e divisi in due macro sezioni: una per i libri accessibili, come quelli tattili, in Lis o a grandi caratteri adatti per la dislessia, e una per quelli sulla disabilità. Ci sono poi spazi audio, video, laboratori e letture animate.

La seconda è un'esposizione fotografica dal titolo “La creatività non ha limiti” e raccoglie gli scatti realizzati da un gruppo di ragazzi con disabilità nel corso del laboratorio fotografico con Luca Viola. Luci, colori, oggetti e persone “fermati” con un clic dallo sguardo personale di ogni ragazzo.

Ultimo appuntamento, ma non meno importante, sempre a Palazzo Einaudi sabato 22 ottobre alle 9, con il convegno “Il senso dell’identità”.
Philippe Claudet, editore francese di libri tattili per bambini, Carla Negro, neuropsichiatra infantile, Marcella Terrusi, pedagogista esperta di letteratura per l’infanzia, e Simone Frasca, autore ed illustratore di libri per ragazzi, analizzeranno insieme i rapporti tra vista, visione, immagine di sé e degli altri e creazione dell’identità. Perché, come dice Frasca, soprattutto da bambini, “si può scegliere di essere un papero o un ombrello. O forse tutti e due”.

Info: http://www.iluoghidelleparole.it/
http://www.areato.org/

m.













LETTERATURA PER BAMBINI E RAGAZZI DISABILI AL

FESTIVAL INTERNAZIONALE DI LETTERATURA
I LUOGHI DELLE PAROLE
Chivasso (Torino), 17 - 30 ottobre 2011

Una serie di eventi organizzata e coordinata da Area onlus, che si occupa da quasi trent'anni di bambini e ragazzi diversamente abili e delle loro famiglie.

Si comincia con le due mostre allestite a Palazzo Einaudi.
La prima s’intitola “Vietato non sfogliare – Libri speciali per lettori speciali” e presenta una cinquantina di testi pubblicati in Italia e divisi in due macro sezioni: una per i libri accessibili, come quelli tattili, in Lis o a grandi caratteri adatti per la dislessia, e una per quelli sulla disabilità. Ci sono poi spazi audio, video, laboratori e letture animate.

La seconda è un'esposizione fotografica, intitolata “La creatività non ha limiti” e raccoglie gli scatti realizzati da un gruppo di ragazzi con disabilità nel corso del laboratorio fotografico con Luca Viola. Luci, colori, oggetti e persone “fermati” con un clic dallo sguardo personale di ogni ragazzo.

Ultimo appuntamento, ma non meno importante, sempre a Palazzo Einaudi, sabato 22 ottobre alle 9, con il convegno “Il senso dell’identità”. Philippe Claudet, editore francese di libri tattili per bambini, Carla Negro, neuropsichiatra infantile, Marcella Terrusi, pedagogista esperta di letteratura per l’infanzia, e Simone Frasca, autore ed illustratore di libri per ragazzi, analizzeranno insieme i rapporti tra vista, visione, immagine di sé e degli altri e creazione dell’identità. Perché, come dice Frasca, soprattutto da bambini, “si può scegliere di essere un papero o un ombrello. O forse tutti e due”.

Info: http://www.iluoghidelleparole.it/
http://www.areato.org/

m.



venerdì 14 ottobre 2011










Giornata mondiale dell'alimentazione,
16 ottobre 2011
Prezzi degli alimenti - dalla crisi alla stabilità

Le fluttuazioni dei prezzi, in particolare quelle al rialzo, rappresentano la maggiore minaccia alla sicurezza alimentare nei paesi in via di sviluppo.I più colpiti sono i poveri. Secondo la Banca mondiale, nel biennio 2010-2011 l’aumento dei costi degli alimenti ha spinto quasi 70 milioni di persone nella povertà estrema.

Il tema della Giornata mondiale dell’alimentazione 2011, “Prezzi degli alimenti – dalla crisi alla stabilità”, è stato scelto per attirare l’attenzione su questa tendenza e sulle possibili azioni da intraprendere per attenuare l’impatto sui più vulnerabili.

Nella Giornata mondiale dell’alimentazione 2011, sarà nostro compito analizzare scrupolosamente le cause di queste oscillazioni dei prezzi degli alimenti. E sarà nostro compito fare ciò che deve essere fatto per ridurre le conseguenze sui componenti più deboli della nostra società globale.


m.



TORINO - Piazza Castello (Fontane)
Sabato 15 ottobre 2011 – ore 15.00/23.00

Per far valere la DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI.
Pentole per fare rumore - Palloncini per fare colore - Persone per fare calore.

Articolo 1 - Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

venerdì 7 ottobre 2011

PRONTI AL CORSO DI CUCITO?

Alcuni stralci dal messaggio inviato da Don Ciotti alla manifestazione "Ricuciamo l'Italia", che si terrà domani - sabato 8 ottobre 2011 - a Milano


"Per ricucire l'Italia serve un ago, e quell'ago siete voi, siamo noi, anzi è "il noi". Quel "noi" fatto di cittadini, gruppi, associazioni, rappresentanti del mondo della scuola, della cultura e del sindacato che ogni giorno esprimono, con le parole e i fatti, il proprio amore per questo Paese e i suoi "beni comuni", primo fra tutti la democrazia.Ma per ricucire l'Italia serve anche un filo, e quel filo è la Costituzione.

Lo strumento principale sta però a ognuno di noi provvederlo. È la responsabilità dei cittadini infatti la vera spina dorsale di ogni democrazia, ciò che le permette di realizzarsi pienamente. Se manca quella responsabilità, quella capacità di trasformare il dettato costituzionale da carte in carne, da ideale condiviso in scelte individuali e comportamenti coerenti, la democrazia resta una scatola vuota...

Ricucire l'Italia non sarà un lavoro facile: (...) tutti dobbiamo sentirci chiamati a proseguire con continuità, e nel quale sarà fondamentale riuscire a coinvolgere il maggior numero di altre persone. Perché solo quando la cruna dell'ago sarà abbastanza ampia riusciremo senza fatica a farci passare il nostro filo. E a dimostrare finalmente di che "stoffa"è fatto questo Paese!"

m.















RICUCIRE L'ITALIA
SABATO, 8 OTTOBRE 2011
MILANO, ARCO DELLA PACE


Porteranno tutti un pezzetto di stoffa con su scritto un valore da difendere, un diritto da riscrivere, un brandello d’Italia da salvare. Faranno una richiesta all’opposizione: parlare forte contro la legge bavaglio, più forte di quanto non abbia ancora fatto. E manderanno una foto al governo: centinaia di telefonini tenuti in alto per gridare “intercettateci tutti, noi non abbiamo niente da nascondere”.

L’appuntamento lanciato da Libertà e Giustizia per domani alle 14 e 30 all’Arco della Pace di Milano ha un nome che dice tutto: Ricucire l’Italia. Ci riconosciamo nelle parole del manifesto firmato da Gustavo Zagrebelsky, dicono gli organizzatori: “Noi proviamo scandalo per ciò che traspare dalle stanze del governo. Ma non è questo, forse, il peggio. Ci pare anche più gravemente offensivo del comune sentimento del pudore politico un Parlamento che, in maggioranza, continua a sostenerlo, al di là di ogni dignità personale dei suoi membri, disposti ad accecarsi di fronte alla lampante verità dei fatti”.

Le parole strappate che i partecipanti decideranno di portare saranno unite in una gigantesca coperta patchwork, l’immagine di un’Italia fatta a pezzi che, seppur a fatica, può essere riunita. Per cominciare a farlo, alla manifestazione accorreranno in molti: il numero di pullman si moltiplica di giorno in giorno, partono da Vicenza, Pordenone, Mantova, Genova, Brescia, Pescara, Firenze, Torino, Bologna. Da Cuneo e Roma si arriva in treno.
Unica bandiera prevista, il tricolore.

m.

mercoledì 5 ottobre 2011


GELMINI, TUNNEL E NEUTRINI:
com'è poi andata a finire?

SKY.it News Tg24 , 4 ottobre 2011:

"Gelmini, rimossa la nota sul tunnel Cern-Gran Sasso. Sul sito del Ministero dell'Istruzione scompare il comunicato-gaffe nel quale si parlava di una galleria tra i due istituti"

magari bastasse un solo e semplice "click" per archiviare questa pletora di arroganti pressapochisti...

m.








Maestro, raccontami una storia.
Una mostra-gioco per scoprire Alberto Manzi



Da segnalare la mostra aperta sino a mercoledì 30 novembre 2011 alla Biblioteca Civica Villa Amoretti c.so Orbassano 200, Parco Rignon:

La mostra-gioco per bambini e famiglie, attraverso quattro differenti postazioni, intende far conoscere o riscoprire oggi spesso dimenticati, del maestro Alberto Manzi, da Orzowei a Grogh, da Testa Rossa a Tupiriglio ed altri ancora, molti dei quali tradotti in varie lingue.

Noto in tutto il paese per la celebre trasmissione televisiva “Non è mai troppo tardi”, il maestro Manzi scrisse libri meravigliosi.Le quattro postazioni previste permettono di scoprire la storia di Grogh, Tupiriglio e Orzowei giocando e divertendosi.

Ai più piccoli invece sono dedicati i libri della collana Favole d’oggi, tutte da scoprire partendo da un puzzle da ricostruire.

La mostra è accompagnata da due giochi in scatola che permettono anche ai singoli visitatori di giocare a partire dagli stimoli narrativi proposti dal Maestro Manzi.

La mostra-gioco è animata da laboratori nei quali - per circa 2 mesi - tutti i bambini di Torino, e non solo, potranno ritrovare il mondo di valori e di storie che il Maestro Manzi aveva saputo prima vivere e poi raccontare.


INFO: tel. 0114429855-58-36-47
e-mail: attivitaculturali_biblioteche@comune.torino.it

Prezzo: gratuito
Quando: 8 settembre - 30 novembre 2011
Dove: Biblioteca civica Villa Amoretti, Corso Orbassano 200, Torino
Tel. (+39) 0114438604/5
Fax (+39) 0114438619
Orari: lunedì 15.00-19.55; dal martedì al venerdì 8.15-19.55; sabato 10.30-18.00
Sala giornali (Aranciera): lunedì 15.00-19.30; dal martedì al venerdì 8.15-19.30; sabato 10.30-17.30


m.

martedì 4 ottobre 2011


CARI PRESIDI,


Riportiamo per intero (ma ne vale la pena) un contributo decisamente interessante alla discussione sulla scuola, sul suo futuro e sulla necessità - ormai irrinunciabile - di ripensare la scuola e i rapporti tra i diversi soggetti della scuola nel più ampio contesto sociale, ricreando ed alimentando un clima di rispetto, fiducia, stima.



Si tratta della lettera scritta dal Collettivo Scuole Superiori di Pontedera (Pisa) in risposta a quella indirizzata a tutti gli studenti di Firenze da un gruppo di presidi fiorentini, noti ormai come «i diciotto», affinché si astengano quest’anno dalla reiterata, abusata, scaduta occupazione delle scuole.

La lettera del Collettivo Studenti è stata pubblicata il 28 settembre 2011 sulle pagine locali/toscane del quotidiano Unità

m.
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Cari Presidi

scriviamo da una terra lontana, parole che forse non siete più in grado di capire. Siamo gli studenti
del collettivo delle scuole superiori di Pontedera, cinque scuole superiori, quasi cinquemila alunni.

Insieme, in questo collettivo, dopo un anno di proteste condivise, dopo nove giorni di occupazione condotti senza far danni, facendo proposte, incontrando esperti, assessori, senatori, gruppi musicali. Siamo ancora insieme dopo una fiaccolata per festeggiare insieme l’Unità d’Italia e ancora insieme dopo un concerto di fine anno in difesa della scuola pubblica. Insieme, noi studenti, qualche professore, qualche genitore, qualche operaio della Piaggio, qualche amministratore e poco altro. Insieme a discutere, a fare politica, a impegnarci come in una fortezza, ultimo baluardo prima della deriva, ultimo baluardo che crede ancora nella scuola pubblica che difende ancora la cultura e la bellezza, quella vera, quella che ci guida per il domani e non quella inutile e triste di una escort. Ultimo baluardo di un paese alla deriva che non crede più nella solidarietà ma che diventa ogni giorno più solo e più cattivo. Noi siamo qui. Ancora a ritrovarci, ancora a guardarci negli occhi ancora a parlare, ancora.


E voi? Voi dove eravate quando a poco a poco la scuola, e con essa il futuro di un intero paese, veniva scippata, derubata, quando a poco a poco tagliavano i bilanci, le ore, i professori, i banchi, la carta, le iniziative? Voi dove eravate mentre a poco a poco aumentavano le spese militari, le spese per la politica, le spese per le scuole private, per i privilegi, per le caste? Voi dove eravate quando si precarizzava il lavoro nel nome del libero mercato e della concorrenza, quando i vostri diplomati non sapevano dove sbattere la testa per trovare un lavoro? Voi dove eravate quando la cultura, che noi difendiamo era calpestata, derisa, ridicolizzata da grandi fratelli e idiozie televisive, quando l’informazione si faceva sempre di più disinformazione di regime?

Forse dietro scrivanie ad applicare circolari contraddittorie e inapplicabili, contrarie al buon senso, contrarie a chi vuol difendere il diritto di una scuola pubblica di tutti e per tutti. Forse a dire che la legge è legge, che va applicata! Probabilmente dissero così anche i Presidi quando nel 1938 furono emanate le leggi razziali, forse dissero così, sicuramente dissero così.
La Vostra generazione ci consegna un paese sull’orlo di un abisso economico, pieno di privilegi e di marciume, una mignottocrazia dove la cultura, quella che noi vogliamo difendere, ha meno valore di un calciatore panchinaro del Frosinone o di una velina semiscoperta di un programma in tarda serata.

Ci dispiace ma non accettiamo le Vostre lezioni su come protestare, se Voi aveste saputo farlo a quest’ora non saremmo qui, a quest’ora avremmo un altro tipo di scuola. Ci dispiace ma la Vostra lotta, se lotta c’è stata, è fallita, le Vostre parole ormai sono vuote, forse inutili, smentite dai fatti, rinnegate dalla storia.
Forse occuperemo, forse metteremo in atto altre forme di protesta o forse non faremo niente, ma non saranno le Vostre parole a dirci come fare. Incontriamoci, guardiamoci negli occhi, perché così bisogna fare, costruiamo insieme, senza ruoli. Ma niente lezioni e niente moralismi, per favore, la scuola non ne ha bisogno.

giovedì 29 settembre 2011

8 per mille e scuola pubblica


(ANSA), 29 settembre 2011

Con 247 si' e 223 la Camera ha approvato un ordine del giorno presentato dal deputato del Pd a Tonino Russo che impegna il governo a indicare ''esplicitamente la scuola pubblica come destinataria'' della quota dell'8 per mille dello Stato.

Poco prima del voto, il governo si era piu' volte rimesso all'Aula per evitare di andare sotto.

m.
TORINO, 29 settembre 2011


Comune, salta il bonus libri a 12 mila famiglie in difficoltà

L'assessore all'Istruzione: colpa del governo che non ha trasferito i fondi. Il contributo l'anno scorso andava da 105 a 205 euro



Da Roma non arrivano i soldi per aiutare le famiglie in difficoltà ad acquistare i libri per le scuole medie e superiori. Oltre dodici mila famiglie sono in attesa di ricevere il bonus dal Comune che ha dovuto chiudere i rubinetti in attesa che il governo sblocchi i fondi.

«Senza soldi non possiamo procedere», dice l’assessore alle Risorse educative, Maria Grazia Pellerino, (…) “Quello del governo è un comportamento sadico — sottolinea l’assessore — siamo ad ottobre, la scuola è iniziata da un pezzo e i soldi ancora non ci sono. Le famiglie continuano, giustamente, a chiedere informazioni sui contributi. Ma il Comune non è in grado di dare altri elementi. Ad oggi non sappiamo dire quando arriveranno questi quattrini».

Palazzo Civico, anche attraverso la Regione, ha inviato richieste a Roma per avere ragguagli sui tempi. Nessuna risposta è ancora arrivata (…). «Si tratta di un sostegno importante — aggiunge Pellerino — e purtroppo non possiamo anticipare gli assegni perché dobbiamo sapere prima a quanto ammontano i contributi decisi da Roma. È una situazione imbarazzante”.

Le scuole sono iniziate da tre settimane e i 12 mila nuclei che contavano sul contributo hanno ormai già acquistato tutti i libri di testo. «Se il governo non ha i fondi lo dica subito — aggiunge Pellerino — altrimenti quello che è un diritto si trasforma in una carità. Ci sono dei genitori che fanno fatica a mandare i loro figli a scuola, non rispettare le esigenze e i bisogni di queste persone non è rispettoso».

m.

mercoledì 28 settembre 2011


Dichiarazione del ministro Mariastella Gelmini
24 settembre 2011

"La scoperta del Cern di Ginevra e dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare è un avvenimento scientifico di fondamentale importanza."

Rivolgo il mio plauso e le mie più sentite congratulazioni agli autori di un esperimento storico. Sono profondamente grata a tutti i ricercatori italiani che hanno contribuito a questo evento che cambierà il volto della fisica moderna.Il superamento della velocità della luce è una vittoria epocale per la ricerca scientifica di tutto il mondo. Alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l'esperimento, l'Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro. Inoltre, oggi l'Italia sostiene il Cern con assoluta convinzione, con un contributo di oltre 80 milioni di euro l'anno e gli eventi che stiamo vivendo ci confermano che si tratta di una scelta giusta e lungimirante".


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Una dichiarazione che suona surreale dalla prima all'ultima riga, a cominciare dal fatto che il risultato ottenuto dai ricercatori sembra sia stato quello di superare la velocità della luce e non di scoprire forse l'esistenza di particelle elementari come i neutrini che la superano…

Resta una domanda: se il famigerato tunnel della Gelmini non esiste, allora dove hanno messo quei 45 milioni?

m.







Il 23 settembre ha aperto a Torino

XKE’? - Il Laboratorio della curiosità

un centro per la didattica delle scienze dedicato ai “piccoli scienziati” delle scuole primarie e secondarie di primo grado, per avvicinare i più piccoli alle scienze e alla comprensione dei fenomeni attraverso un approccio “diretto” con la fisica, la chimica, l’informatica, i grandi scienziati del passato, le loro scoperte e invenzioni.

Parola d'ordine: “vietato non toccare!”

Il laboratorio si trova in via Gaudenzio Ferrari 1, a pochi passi dalla Mole Antonelliana e dal Museo Nazionale del Cinema, in pieno centro città.

M.

mercoledì 29 giugno 2011

Lettera di una maestra che va in pensione

“… e un ridere rauco e ricordi tanti e nemmeno un rimpianto … “ basta “sfogliare” Fabrizio de Andrè per trovare le parole per dirlo.

Per 40 anni ho fatto la maestra. Un mestiere sottopagato, che ha sempre meno riconoscimento sociale ma che rimane il mestiere più bello del mondo. Ora è tempo di andare in pensione.

Se ripercorro, come in un film, la storia di questi lunghi anni non mi vengono certo in mente le circolari, il POF, le griglie di valutazione, l’Invalsi, i registri ( quelli li ho sempre compilati , e malvolentieri, appena prima della scadenza).

Rivedo invece le facce – quelle sì le ricordo bene – le facce, gli occhi, le voci, le storie dei tanti e tanti bambini – ora diventati più che adulti - con cui ho condiviso emozioni, scoperte, la fatica e la ricerca di un percorso per imparare e per diventare grandi. Una maestra i suoi scolari se li ricorda per la vita.

E vedo le facce delle tante maestre, diventate care amiche, insieme a me impegnate nella difficile ed affascinante impresa di costruire una scuola “ di tutti e di ciascuno” come diceva Don Milani, una scuola di “scienza e di tenerezza”…

Tanti, ma tanti i ricordi. Avevo 19 anni quando ho cominciato, in Friuli, mia terra d’origine. Era il 1971: il posto di lavoro garantito era la normalità in quegli anni. Un altro secolo, un altro millennio.

La scuola era la scuola dell’obbedienza, della maestra unica- tuttologa, chiusa nella sua classe, degli armadi chiusi a chiave che le supplenti non avevano il diritto di aprire, dei grembiulini neri d’ordinanza…

Era la scuola selettiva, la scuola dei voti, dei ripetenti, quelli alti alti confinati negli ultimi banchi, quelli che neanche alle elementari ce la facevano a stare al passo.

La mia era la generazione cresciuta con “ la rivolta tra le dita” , con la voglia e l’impegno di cambiare la scuola e di cambiare il mondo.

Vivevamo, come ha scritto recentemente Goffredo Fofi su Repubblica, “una stagione irripetibile della pedagogia italiana quando educazione voleva dire conquista della democrazia, crescita di uomini nuovi e responsabili nei confronti della comunità, della collettività, del creato “.

Tanti i nostri Maestri ispiratori, quelli che davano idee e sostanza ai nostri progetti: Don Milani con la sua “Lettera a una professoressa” e l’attenzione agli ultimi, Mario Lodi, campione di didattica e di umanità, Guido Petter partigiano resistente che ci aveva guidato con le sue “Conversazioni psicologiche”, Gianni Rodari e la sua “Grammatica della fantasia” quando “La fantasia al potere” era uno degli slogan che più ci rappresentava, Gianni Cordone - mitico e mai dimenticato direttore didattico - che a Vigevano, sul finire degli anni Settanta, aveva già realizzato tutte quelle innovazioni che poi sarebbero diventate legge.

Leggevamo e discutevamo molto, con grande passione ed entusiasmo, senza guardare l’orologio e senza segnare le “ ore eccedenti” da recuperare. C’era una scuola nuova da costruire insieme.

Sono stati gli anni del diritto all’istruzione e alla cultura per tutti, degli handicappati che cominciavano ad essere inseriti nelle classi ( senza insegnanti di sostegno ma, in qualche modo, ce la cavavamo). Gli anni della furia iconoclasta ( dopo ce ne saremmo pentiti ) contro certi baluardi della vecchia scuola: le poesie da imparare a memoria, la grammatica … Gli anni delle aule e degli armadi che si aprivano. Gli anni del Tempo Pieno ( e poi del Modulo), delle maestre che si specializzavano in una materia e che lavoravano in team. Le cose da fare quotidianamente in classe si decidevano insieme. La programmazione era il risultato di studi approfonditi su contenuti e metodi, di confronti, di discussioni anche molto accese.

Una grande rivoluzione, sancita dalla legge dopo anni di sperimentazione, che ha cambiato in modo irreversibile il nostro modo di essere e di fare scuola, che ha lasciato in noi tutte un imprintig speciale.

Erano tempi in cui la cultura e la scuola contavano, erano importanti. Tempi in cui i genitori ci davano fiducia, credevano nel cambiamento e partecipavano a quella ventata di democrazia che sono stati gli Organi Collegiali.

Sono passati gli anni, i decenni. Tanto è cambiato nella società e, di riflesso, inesorabilmente, anche nella scuola. Scuola e cultura non godono più del prestigio di un tempo, non sono più ai primi posti della scala dei valori della società, degli studenti e delle famiglie.

Il grande movimento di idee, di conoscenze, di valori – non sostenuto da politiche adeguate - si è appannato. Ha perso in entusiasmo ed in passione, in lucidità e progettualità. Da troppi anni manca un pensiero collettivo sulla scuola. Mancano idee, valori etici di riferimento, riforme condivise. Mancano Maestri ispiratori. Manca una riflessione generale su temi fondanti del nostro “essere” e “fare” scuola: su “ sapere e saper fare “, su competenze e contenuti , su abilità e conoscenze , su “ imparare “ ed “imparare ad imparare “, su merito-selezione-integrazione, su rigore e qualità degli apprendimenti da coniugare con la scuola di massa.

Da anni la scuola ha mutuato un linguaggio aziendale. Bambini e famiglie sono diventati “clienti”. I direttori didattici sono stati trasformati - loro malgrado – in Dirigenti, con la didattica “evaporata” dal loro ruolo. E poi il tentativo di tornare alla maestra unica di morattiana memoria, il tutor, il Pecup, le Unità di Apprendimento , il monoennio, il Portfolio ( ne ho conservati alcuni esemplari: leggere per credere …) Quando, anni fa, ho sentito in un Collegio Docenti di Pavia (non il mio) parlare di “customers satisfaction” ho misurato la deriva verso cui stava precipitando la scuola.

Per arrivare all’oggi, al Ministro dell’Istruzione Gelmini che “riforma” la scuola a suon di tagli, senza nemmeno ascoltare le tante voci di critica e di dissenso che si sono levate da insegnanti, Sindacati, genitori.

Una scuola appiattita sul presente – mi piange il cuore doverlo dire -. Una scuola che non vola alto, che non ha progettualità sul futuro.

L’oggi è fatto di una generazione di insegnanti precari, classi sempre più numerose e più complesse da gestire, bambini che fanno sempre più fatica a rispettare regole, accettare insuccessi, assumersi responsabilità. E ancora: le compresenze finite, l’inglese imparato d’ufficio dalle maestre con 50 ore di corso, gli Organi Collegiali diventati ritualità da rispettare per legge, la fiducia incrinata dei genitori, il ritorno ai voti, l’enfasi assoluta data ai test quasi che a scuola verificare sia più importante che insegnare ed educare…

Anche il “clima umano” è cambiato: più stress, più stanchezza, più malessere, meno felicità in circolazione oggi nelle scuole.

Poi entri a scuola al mattino. Ritrovi tante facce amiche. I bambini ti aspettano, ti raccontano le loro storie, ti si affidano . Riesci ancora a farli appassionare.

“ … e un ridere rauco e ricordi tanti e nemmeno un rimpianto”.

Buona scuola a chi rimane,

Daniela Bonanni

da retescuole.it
C.


venerdì 10 giugno 2011















VOTARE SI'
PER
VOTARE NO!

Domenica 12 giugno e Lunedì 13 giugno 2011


ATTENZIONE! NON SOVRAPPORRE LE 4 SCHEDE
SONO COPIATIVE
LASCIANO IL SEGNO IN QUELLE SOTTOSTANTI
COL RISCHIO DI ANNULLARLE
VOTATE SU UNA SCHEDA ALLA VOLTA SEPARATAMENTE




giovedì 9 giugno 2011




Forchette rotte
Unità, 6 giugno 2011

“Saretta vorrebbe fare il liceo artistico. Farà un corso d’estetista. “Professoressa, il liceo? E come faccio? E poi che faccio?”Luigi vorrebbe andare al liceo musicale. Farà il professionale breve per l’elettotecnico. “Il musicista, professoressa, il musicista classico mi piacerebbe fare. Ma poi di che campo?”Manuela è brava, ma brava davvero. Ti prego fai il classico. “No prof, vado all’alberghiero, farò la cuoca, subito. Tanto la laurea a che serve qua?” Onore ai cuochi, ma perdiamo un talento.Andrea è un genio matematico, sarebbe un ingegnere, un fisico da nobel. “Prof, prendo il professionale informatico, lavoricchio subito”. Magari mi inventa un nuovo facebook…

Ma no, che mi consolo? Mentre sono china sui loro compiti? Mentre metto a posto le loro carte per gli esami?Non li vedrò più: tra un po’, andranno per la loro strada. Una strada sempre più distante da quella che potrebbero percorrere se solo fosse diverso. Se Palermo fosse diversa, se l’Italia fosse diversa.Giorni fa ho rivisto Giuseppe, è uscito dalla scuola media tre anni fa, lo vedo spesso gironzolare intorno la scuola. Non ha proseguito, non fa nemmeno il meccanico. “Per l’officina ci vuole il diploma professorè”. E cavolo! E pigliatelo sto diploma, mannaggia al cielo.Una laurea? Troppo lontana. E poi a che serve?A che serve in Sicilia una laurea? A che serve un diploma? Il 50% dei giovani è disoccupato. Tra loro anche laureati e specializzati. 700.000 giovani lasciano la Sicilia. Non so quanti l’Italia. Mica è un male locale…

Io li cresco, li formo, nelle condizioni peggiori possibili, dimenticati dalle distrazioni e dagli equivoci e poi si perdono. Talenti sprecati. Talenti dispersi.

In questi giorni sono arrivate delle buste con delle forchette rotte ad onorevoli siciliani prima e ai quattro rettori universitari dopo.Forchette rotte a dire che gli stanno mangiando il futuro ma è ora di dire basta ( https://www.facebook.com/profile.php?id=100002487155542&sk=wall ) . Hanno mangiato troppo: rompiamogli le forchette e anche le scatole.Gli Atenei siciliani sono quasi trentesimi in graduatoria. Palermo è la quinta città d’Italia per dimensioni, una delle ultime per tutto. Non se l’è mangiata solo la mafia. Bisogna cominciare ad urlarlo. I complici sono anche tra i puliti: classi dirigenti antiche e piene di privilegi. E la promozione del merito e dei giovani non se l'è mangiata solo la Gelmini. Complici sono i padri.

I ragazzi delle forchette (potrebbero essere i miei tra qualche anno?) denunciano la parentopoli negli atenei: “Nelle Università siciliane i parenti diventano docenti e i talenti diventano migranti”. 100 grandi famiglie dinastiche, padri, figli e parenti controllano le facolta' in Sicilia. “A questo modello universitario diciamo basta - scrivono - e ai vertici dell'universita' siciliana diciamo che ci siamo rotti e che col nostro futuro non ci mangia piu' nessuno". I ragazzi delle forchette rotte si scagliano contro i privilegi dei dirigenti regionali: a 40 anni c’è chi è disoccupato, tra i “giovani nessuno” mentre sempre a 40 anni c’è chi se ne va in pensione prima grazie a una legge regionale iniqua.Ridiamo merito al merito e forza ai miei ragazzi. Saretta, Luigi, Manuela, Andrea.

Forchette rotte per loro. L’indignazione in Italia riparte da Palermo.

Mila Spicola

m.

venerdì 6 maggio 2011

Da: “Internazionale”, 6 maggio 2011

E davanti a Bossi i ragazzi cantano l'Inno

È successo ieri a Roma: così Fratelli d'Italia è tornato ad essere il simbolo dell'unità. Una scolaresca di Cassino ha dato un'improvvisata lezione di educazione civica al leader della Lega e al governo Berlusconi-Gelmini.

(…) La celebrazione più significativa del centocinquantesimo dell'unità d'Italia è avvenuta ieri, spontaneamente e senza sapienze retoriche, al bar Giolitti a Roma.Una scolaresca di Cassino ha infatti "intonato" l'inno di Mameli davanti ai Bossi, padre e figlio, che mangiavano un gelato ed è probabile che l'intenzione fosse goliardica, ma il risultato è stato molto emozionante perché Bossi ha probabilmente capito che l'inno tanto più si ascolta bene quanto più è cantato male.

Umberto Bossi ha sentito che la forza improvvisata di quel canto era più efficace dell'alzabandiera e non ha ruttato, non ha esibito la proverbiale durezza padana. Ha invece mostrato una compostezza che sarebbe piaciuta a Ciampi ed è bello pensare che "la cerimonia del gelato" sia stata la sua prima prova di maturità democratica.Certo, non bisogna esagerare con la passione civile: quei ragazzi volevano giocare, lanciare uno sfottò, uno sberleffo intelligente, non una sfida degli unitari contro i federalisti, non esibire la forza degli antisecessionisti contro i separatisti.

Al di là delle intenzioni dunque, quel canto non divideva ma univa. A maggior ragione, ieri, per la spontaneità e per l'età, i cantori hanno dato una vera lezione a Berlusconi e alla Gelmini che li immaginano tutti neo sessantottini, rivoluzionari, ideologici, sciagurati eversori, braccio armato e pugno chiuso dei professori di sinistra. La contestazione, dal tempo dei carbonari e del Risorgimento, non si esprime certo con l'inno nazionale che semmai, è una rivolta al contrario, una lezione di educazione civica che quei giovani hanno impartito a un vecchio.E nessun professore comunista li dirigeva, nessun libro marxista li ispirava. (…).


Il punto è che l'inno quando è improvvisato nell'atmosfera di una gita scolastica è molto più efficace di qualunque cerimonia. È infatti costruito con l'emozione e non con l'orchestra. Perciò coltiviamo la speranza che Bossi lo abbia ascoltato in silenzio e che poi sia andato via senza segni di disprezzo perché, da vecchio animale politico, ha capito che forse lì, davanti ad un gelato al cioccolato, l'inno finalmente si faceva popolo.

m.

lunedì 18 aprile 2011
















Un altro efferato colpo messo a segno dalla scuola "comunista" e dai suoi insegnanti "agitatori"


Da: Unità.it, lunedì 18 aprile 2011


In gita scolastica dal poeta Zanzotto

Sono partiti ieri mattina alle 5 da Roma, in pullman, destinazione Pieve di Soligo, provincia di Treviso. Una gita sui generis quella dei ragazzi di terza del liceo classico Virgilio di Roma. Niente musei, nessuna rovina da visitare. Ma un poeta in carne ed ossa da incontrare, il novantenne Andrea Zanzotto, che ha aperto le porte della sua casa alla scolaresca guidata dal prof. di Italiano Carlo Albarello, che nelle ultime settimane ha accompagnato gli studenti in un viaggio sui testi del poeta, il suo linguaggio, i suoi paesaggi.


Oggi i ragazzi saranno a casa Leopardi a Recanati, dopo un passaggio sulla tomba di Dante a Ravenna. «Un viaggio letterario d’altri tempi», sorride Albarello. Una ventina di ragazzi ad ascoltare incantati un poeta parlare del ruolo della poesia in un mondo, quello di oggi, che sembra lontano anni luce dai tempi lenti della letteratura. Come orientarsi? «Cercando sentieri propri, quelli dell’ispirazione», ha spiegato. Eccolo qui, un tranquillo weekend della tanto bistrattata scuola pubblica italiana.


«La parola è l’occasione per i ragazzi per “potersi dire”, che vuol dire raccontarsi, trovare le loro parole, immaginare il loro percorso nel mondo», spiega Albarello. «A Zanzotto abbiamo portato, oltre ai suoi adorati gianduiotti, un libro con le foto degli studenti, ognuna accompagnata da un verso scelto dal ragazzo ritratto che si racconta attraverso le parole del poeta».«Lo so che sono figli di una cultura dove l’immagine arriva prima, ma io ricordo loro a ogni lezione che “siamo figli di un testo”, che è la tradizione ma anche le parole con cui i nostri genitori ci hanno desiderato, ci hanno “detto” prima che venissimo al mondo».


Sul Corriere della Sera il viaggio dei ragazzi del Virgilio è stato definito «di un altro pianeta». Come se parlasse di una scuola che non c’è più, ormai consunta e avvilita. «E invece non è così», spiega Albarello. «Ci sono tante storie come la nostra che non arrivano sui giornali, tanti colleghi che riescono a far suonare la voce della poesia e classi che accettano di lasciarsi coinvolgere...». Eppure il premier continua a dipingervi come comunisti sovversivi che inculcano i loro valori ai ragazzi... «Nessuno di noi vuole fare politica, ma condurre gli allievi a cogliere le trame delle loro vite che si stanno aprendo. Gli studi classici non sono residui fossili, certo in quei testi ci sono valori che rendono liberi, che insegnano a pensare». Forse sta qui l’atto sovversivo? «Cosa c’è di sovversivo nel ritornare alle origini dei testi e della cultura occidentale? In Socrate, Seneca, Tacito?».


Eppure il premier vi accusa... «Non ho tempo da perdere con queste cose, passo le mie giornate a insegnare, a correggere i compiti, a preparare le lezioni. Non mi ritrovo in quelle parole, non ci vedo la scuola in cui opero tutti i giorni. Mi verrebbe da rispondere con Dante, “non ti curar di loro ma guarda e passa...”». Il professore si prende una pausa: «Bisognerebbe chiedere un parere ai genitori. Pensa che se non credessero in quello che facciamo avrebbero pagato di tasca loro per mandare i figli fin qui a Pieve di Soligo?».


«Sono molto felice della scelta che ho fatto, osservare gli sguardi dei ragazzi mentre ascoltavano le parole di Zanzotto è una soddisfazione che ripaga di tutti i sacrifici».


m.

venerdì 15 aprile 2011

Da: http://www.gruppoabele.org/, 15 aprile 2011

«Restiamo umani». A Torino una serata per ricordare Vittorio Arrigoni

È stato ucciso la scorsa notte Vittorio Arrigoni, attivista dei diritti umani, giornalista che da due anni prestava la sua voce, con i suoi post per la rete "Salvagente", ai civili della Striscia di Gaza, mostrando la quotidianità disumana a cui sono costrette le vittime di quella che definiva una "catastrofe innaturale", perché "causata non da una forza ineluttabile della natura", ma da "bombe messaggere di un odio inumano".


«Vittorio era un amico - spiegano i ragazzi della rete Acmos, impegnati in questi giorni a Torino nella Biennale della Democrazia - con lui abbiamo condiviso il percorso del "Free Gaza Movement", per raggiungere la Striscia di Gaza via mare, rompendo l'embargo con navi trasportanti aiuti umanitari.Vittorio si è sempre battuto per difendere la vita di civili indifesi. Durante le fasi del bombardamento non ha esitato a fare da scudo umano alle ambulanze per evitare che venissero raggiunte dal fuoco israeliano. E' stato un esempio di informazione libera e indipendente».


Questa sera, alle 19.30, in piazza Castello a Torino, Acmos e la rete Salvagente ricorderanno Vittorio insieme a tutti coloro che vorranno esserci. I 400 ragazzi che stanno partecipando al Campus di Biennale Democrazia saranno con loro. Un momento di raccoglimento in cui verranno letti i suoi articoli, stringendosi intorno ai suoi cari e a tutti coloro che, come lui ha fatto, si battono per la pace, la verità, la giustizia e i diritti umani.


m.

giovedì 14 aprile 2011





Varie fonti, 13 aprile 2011

IL CASO WABARA - Wabara, 30 anni, italiana di genitori nigeriani, gioca con la maglia della Bracco Geas di Sesto San Giovanni (Milano), formazione di serie A1 femminile. Mercoledì scorso, in occasione di gara 2 dei quarti di finale dei playoff a Como, è stata a lungo insultata da un gruppo di tifosi di casa, che alla fine del match le hanno anche sputato ripetutamente. Gli arbitri non hanno ritenuto di interrompere l'incontro e il giudice sportivo, sulla base del loro referto, non ha preso provvedimenti. Sull'episodio ha poi aperto un'inchiesta la procura federale, sollecitata dalla Federbasket.

Giocatori dipinti di nero per dire no al razzismo

La Fip lancia la campagna 'Vorrei la pelle nera' dopo la vicenda che ha colpito Abiola Wabara. Nel prossimo week end tutti gli atleti, a partire da quelli di serie A, si tingeranno la pelle di nero in segno di solidarietà.


Il basket scende in campo contro il razzismo e lancia la campagna 'Vorrei la pelle nera' dopo la vicenda che ha colpito la giocatrice Abiola Wabara. La federbasket ha annunciato che nel prossimo fine settimana i giocatori dei campionati, a partire dalla A, si tingeranno la pelle di nero in segno di solidarietà. L'invito a colorarsi di nero è rivolto anche ai tifosi. "Il basket è sempre stato caratterizzato dalla multirazzialità. I giocatori stranieri e di altre etnie hanno, nel tempo, permesso al nostro sport di crescere e di affermarsi -spiega la Federazione-. La Fip chiede a tutte le componenti del movimento e agli appassionati, nella prossima giornata di campionato, di colorare la propria pelle con un segno nero, ben visibile, in rappresentanza dei colori di tutte le etnie, per sentirci tutti uguali".


m.














"LA DEMOCRAZIA NON E' UNO SPORT PER SPETTATORI"

Howard Zinn (storico americano, 1922 - 2010)





m.



















...sugli insegnanti virtuosi, depositari della "vera Verità"


Repubblica.it, 14 aprile 2011


La prof negazionista del Manzoni: "Basta con il mito dell'Olocausto" La docente del liceo linguistico milanese si firma 'Cloro' sul proprio blog e si definisce "antisemita".

La Giornata della Memoria? "Una forzatura".

E critica "le leggi che negano la libertà di espressione".


Contesta le celebrazioni per la Giornata della Memoria, a suo dire «una forzatura», e ritiene che il «mito dell’Olocausto» sia una «risorsa politica» per accrescere «il senso di colpa dell’Occidente», rendendo «intoccabili» gli ebrei.


È il pensiero di una docente milanese, Barbara Albertoni, articolato nel suo blog Cloro al Clero, una raccolta di decine e decine di post intrisi di antisemitismo e di insulti verso alcune personalità ebraiche italiane.Cloro, questo il nickname della docente, che insegna filosofia e storia al civico liceo linguistico Manzoni, cura il blog dal 2006. Il suo è un sito di ispirazione anarchica, con attacchi ripetuti ad ebrei e ad Israele, sporadicamente contestati da alcuni commentatori indignati. Sul sito vignette, foto della bandiera israeliana con la svastica e articoli dedicati alla difesa incondizionata dei negazionisti più noti. Da Faurisson ad Irving, fino al ricercatore della Sapienza, Antonio Caracciolo, che sul web diffondeva tesi negazioniste....


m.






Da "Repubblica.it", 13 aprile 2011


Pdl: inchiesta su libri di testo "comunisti".

Gelmini: "Il problema esiste"


Prima firmataria Gabriella Carlucci: "Gettano fango su Berlusconi, si crei una commissione". Il ministro: valuteremo la proposta. Il Pd: "Parlano di libertà e non sopportano la libertà e l'autonomia d'insegnamento sancita dalla Costituzione". L'Unione degli studenti: "Censura di stampo fascista"


Il Pdl critica i testi scolastici, specie quelli di storia, colpevoli di "gettare fango su Berlusconi" e chiede quindi una commissione d'inchiesta. Proposta non peregrina secondo il ministro della Pubblica Istruzione che ritiene che il problema sia reale. Sono 19 i deputati del Pdl, guidati da Gabriella Carlucci, secondo cui nei libri vi sarebbero frasi da vero e proprio "indottrinamento" per "plagiare" le giovani generazioni a fini elettorali". A loro giudizio i testi danno una visione della storia, specie quella attuale, asservita al centrosinistra. Di fronte a questa situazione, definita "vergognosa", i parlamentari del Pdl ritengono che il Parlamento "non può far finta di nulla" e chiedono l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta "sull'imparzialità dei libri di testo scolastici".


Il progetto di legge è stato già depositato alla Camera il 18 febbraio scorso. "Quello dei libri di testo è un tema che ricorre spesso, io penso che, in generale, nei libri di testo non debba entrare la politica ma una visione oggettiva dei fatti e soprattutto degli eventi storici", ha commentato il ministro Gelmini. "Credo che si dovrebbero evitare letture interessate di parte e cercare di consentire ai ragazzi di esercitare la propria formazione su libri di testo che siano indipendenti e rispettosi della veridicità storica degli accadimenti" prosegue il ministro. Per Mariastella Gelmini "qualche volta" c'è un problema di oggettività. "Non posso disconoscere il fatto che, per esempio, alcune questioni come quella delle Foibe, molti libri di testo non la trattino o venga relegata a poche righe. Addirittura in alcuni libri anche tutto il Risorgimento è trattato per sommi capi. Credo che ci debba essere anche una proporzionalità e un'adeguata trattazione anche sulla base dell'importanza del fatto storico". Dunque, sulla proposta Carlucci, il ministro spiega: "la valuteremo, poi il parlamento è sovrano. La commissione Cultura e Istruzione tratterà questo tema".


m.

mercoledì 6 aprile 2011

Più religione che inglese.

Da Repubblica (9 marzo 2011) (ci era sfuggito......)

Più religione, meno inglese (e comunque "light") e addio al maestro unico tanto propagandato dal governo.
Cominciano a delinearsi a prendere forma la riforma Gelmini della scuola elementare dopo il megataglio agli organici di 28 mila cattedre in tre anni. A settembre, il personale verrà sforbiciato di altri 9 mila posti e si entrerà nel terzo anno dell'era Gelmini.
Ma come sarà la scuola elementare in futuro nel nostro Paese? I bambini di prima elementare studieranno più Religione che Inglese. Il progetto del maestro "unico" è definitivamente tramontato perché le famiglie non lo vogliono.

Nella bozza sugli organici dei docenti per il prossimo anno scolastico viene precisato che il modulo orario di 24 ore settimanali potrà essere attivato soltanto se le famiglie lo richiederanno e, di conseguenza, si riuscirà a formare una classe intera. Ma l'esperienza di quest'anno e dell'anno scorso hanno già dimostrato che le 24 ore settimanali sono un flop.

Ma non solo. In futuro, i piccoli si ritroveranno di fronte insegnanti che hanno imparato l'Inglese in fretta e furia. E magari i piccoli correggeranno la pronuncia della maestra. Le ultime notizie sugli organici, comunicate ai sindacati, confermano infatti che dal prossimo anno non ci saranno più insegnanti specialiste di Inglese: le 4 mila e 700 docenti rimaste in servizio quest'anno, residuate dal contingente di 11 mila e 200 di alcuni anni fa, saranno impiegate come insegnanti comuni.

Prenderanno il loro posto altrettante maestre, nel frattempo specializzate attraverso un corso blended di 340 ore e senza mai essere state all'estero per perfezionare un minimo di pronuncia. Le specialiste, oltre al diploma di scuola elementare, erano spesso invece in possesso della laurea in lingue straniere. Ma perché un'insegnante di posto comune può imparare ad insegnare l'Inglese e non la Religione? La stessa operazione portata avanti con gli specialisti di lingua straniera avrebbe "fruttato" ben 6 mila posti con la Religione. Alcuni anni fa, le diocesi organizzarono corsi per l'insegnamento della Religione ai quali parteciparono le stesse maestre che insegnavano nelle classi. Ma poi non se ne fece più nulla.

E nelle classi arrivarono gli specialisti con la certificazione rilasciata dal vescovo. I più piccoli studieranno un'ora di Inglese alla settimana, che in seconda diventano due e tre in terza, quarta e quinta. Le ore di Religione restano invece due a settimana, in tutte le classi. E siccome l'orario è stato ridotto a 27 ore settimanali, ecco che le due ore di Religione peseranno di più nel curriculum rispetto al passato, quando gli alunni restavano in classe per 30 ore a settimana. Le 27 ore settimanali saranno svolte sempre da due insegnanti, perché una sola ne può al massimo coprire 22, più la specialista di Religione: in tutto tre. Niente, insomma, maestro unico.

c.