Nell'ultimo libro di Paola Mastrocola la sconfitta degli insegnanti. Con un titolo provocatorio: "Togliamo il disturbo"
di PIETRO CITATI
Quando, l'estate, vado al mare, prendo volentieri l'ombra vicino ai capanni dove giocano i bambini. Ci sono bambini di due, tre, quattro, cinque, sei, sette anni: qualcuno viene da Torino, altri da Firenze, da Prato, da Padova, da Trieste; e le voci mescolano e confondono i loro accenti.Mi piace ascoltare quel fitto o fittissimo chiacchiericcio infantile, interrotto da esclama zioni, grida, urla, pause, racconti. (...) Poi vanno a scuola, ascoltano i discorsi dei professori e dei presidi, e la loro lingua si degrada.
Paola Mastrocola, che dedica un piacevolissimo libro alla scuola italiana (Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare, Guanda, tra qualche giorno in libreria), parla di rado delle chiacchiere infantili sulla spiaggia. C'è una sola condizione che le interessa: il ragazzo o la ragazza che frequentano le medie o la prima classe del liceo scientifico di Torino. Per loro, ha una passione insaziabile.
(...) Nessuno, o quasi nessuno tra quei ragazzi perduti nella nebbia, ha voglia di andare a scuola. Nessuno si vergogna di questo rifiuto. Tutti detestano leggere o scrivere o ascoltare le lezioni. Qualche volta, basta ascoltarli per cinque minuti. Il lessico umano è immenso, ma i ragazzi ne conoscono pochissime parole: usano termini impropri, pasticciano, confondono ortografia e punteggiatura. Non sanno pensare. Non riescono a distribuire le idee e le sensazioni secondo una architettura. Elaborare i concetti e disporli nel tempo sembra, a ciascuno di loro, un'impresa disperatissima. Discorrono in modo vuoto e spento, con parole senza vita, senza agilità e movimento.
Paola Mastrocola ama i suoi ragazzi perennemente annoiati, e in quei lunghi sbadigli percepisce delusioni, desideri, speranze. Quando guarda verso le cattedre, si accorge che i professori non posseggono il dono di insegnare. Nel mondo e nei libri, non esiste quasi nulla di noioso: tutto è misterioso, concentrato, enigmatico, affascinante. Basta saper capire e interpretare: ma i professori lasciano spento ciò che era spento, morto ciò che era morto. Sopra il loro capo, ci sono i volti dei presidi: sopra quello dei presidi, i sottosegretari; sopra quello dei sottosegretari, l'intelligenza sovrana dei Ministri-Riformatori. I Ministri hanno pretese grandiose, che si possono riassumere in pochissime parole: smantellare, mattone dopo mattone, la scuola: distruggere in pochi anni, o pochi mesi, gli studi, la lingua, il lessico, i significati, i vocabolari. Bisogna ammettere che ci sono riusciti. Oggi, all'inizio del febbraio 2011, rimane soltanto una vaga sembianza di quella che fu la scuola italiana.
marisa
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