lunedì 7 marzo 2011


Da: La Stampa.it, Cronaca, 6 marzo 2011

In strada con una sedia per difendere la cultura

Tanti, forse 4 o 5 mila incolonnati in un serpentone lunghissimo che ha zigzagato in via Verdi, davanti al teatro, dai Giardini Reali. Molti di più dei 1700 spettatori che sono riusciti ad assistere al concerto

Ore di coda al Regio per il concerto di protesta contro i tagli

Una signora non più giovane giunge a passo lento, è ben felice di avere sotto braccio la sua seggiolina pieghevole da campeggio. La apre e mentre tutti gli altri se ne stanno quieti e immobili in coda, si mette comoda. C’è ancora parecchio da aspettare. Sono solo le 16,30 e le porte non si apriranno prima di un’ora. E’ stata previdente, lei lo ha immaginato che non si sarebbe trattato di un concerto qualsiasi. Così è stato per il Teatro Regio.

Il richiamo alla città di tutti i lavoratori del teatro lirico davanti al taglio delle risorse per lo spettacolo ha funzionato, di più: ha raccolto ieri attorno alla protesta un fiume di persone. Incolonnate in un serpentone lunghissimo che ha zigzagato in via Verdi, davanti al teatro, dai Giardini Reali: forse 4 o 5 mila, certo una marea in più rispetto ai 1700 spettatori che sono riusciti ad assistere al concerto dell’Orchestra e del Coro del Regio diretti dal maestro Gianandrea Noseda, omaggio a Verdi e alle imminenti celebrazioni dell’Unità d’Italia.

Gratuito, vero, ma la gente, dagli anziani alle famiglie ai gruppi di ragazzi, non stanno in fila solo per poter godere delle arie del Nabucco e della Traviata. «Sono qui per il dispiacere: davanti a tanti sprechi, mi si dice che forse il teatro lirico della mia città rischia la chiusura» dice Francesca Accossato, impiegata bancaria. E mentre parla chi ha attorno non fa altro che annuire: «Sostengo la protesta» afferma Giuseppe Muccilli, 25 anni, praticante in uno studio legale. «Al Regio gli spettacoli sono sempre esauriti. Torino fa cultura e io non voglio rinunciarci». Roberta Dalle è un insegnante di musica, tiene per mano la figlia Vittoria, ha 9 nove anni e suona il violino: «Fino all’anno scorso portavo i miei studenti al Regio a ascoltare le prove aperte, quest’anno, per protesta contro i tagli alla scuola, non siamo più venuti». Lo dice con tristezza, «ci hanno perso solo i ragazzi». Importa eccome si fa sentire Laura Giglioli, altra insegnante di Borgo San Paolo: «Non siamo in grado di valorizzarla la nostra cultura. Per questo siamo qui».

E dietro le quinte tutti lo sanno che fuori hanno un appoggio vero: «Abbiamo lo stipendio garantito solo fino a giugno» dice Giulio Arpinati, professore d’orchestra, violoncellista.«Lavoro al Regio dall’86 e mai ho respirato un momento così buio» sostiene Alessio Murgia, violinista. Ha meno esperienza ma non ci sta a parlare di ridimensionamenti Stefania Rota, 33 anni, macchinista: «Se manca qualcuno di noi, lo spettacolo non va in scena». Va il maestro Noseda sul podio, dopo che in platea, il sindaco Chiamparino e il candidato sindaco Piero Fassino, sono stati accolti da un lungo applauso. E’ arrivato all’ultimo Michele Coppola, fresco di candidatura nel Pdl.

«Noi lavoriamo con estrema disciplina per far parlare i grandi, non noi stessi» ha detto Noseda nella premessa al concerto, che ha visto il Sovrintendente Valter Vergnano farsi portavoce di tutti i 385 dipendenti. «Noi arriviamo da Verdi, Bellini, Puccini. E’ l’arte che fa pensare». E ha dato l’attacco all’Inno di Mameli.

marisa

Nessun commento: