martedì 15 marzo 2011

La riforma scolastica liberticida
28/02/2011, di Ferdinando Imposimato


Il premier e il ministro Gelmini ignorano la costituzione e la offendono ancora una volta sul tema cruciale della scuola pubblica esaltando la scuola privata. L'art 33 dice che la Repubblica istituisce scuole statali (gratuite) per tutti gli ordini e gradi, e l'art 34, che premia i capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, avendo essi “diritto di raggiungere i gradi alti degli studi”.

Oggi, invece, la maggior parte degli studenti proviene dalle classi sociali più abbienti mentre dai lavoratori manuali proviene una minoranza esigua che non supera il 10%. “Così il monopolio della ricchezza – dice Piero Calamandrei- porta fatalmente al monopolio della cultura, sicchè le scuole medie ed universitarie, sbarrate agli ottimi quando sono figli di poveri, si riempiono di mediocri e anche di pessimi”. Che diventano pessimi professionisti, pessimi magistrati e pessimi politici e quindi pessimi governanti che pensano al loro vantaggio personale e non al bene comune.

Viene così a mancare quel continuo ricambio attraverso il quale si verifica senza posa , nelle vere democrazie, tra cui non rientra quella italiana, il rinnovamento della classe politica dirigente, che non rimane una casta chiusa, come è oggi, ma è la espressione aperta e mutevole delle forze più giovani e meritevoli della società.

Può così accadere che politici squalificati ci governino per decenni. E che personaggi bocciati dalla pubblica opinione e dalla Università si propongano, senza pudore, come artefici di una impossibile riscossa. Consacrando così un regime che minaccia di essere eterno. Ed in questo cristallizzarsi del potere politico in una minoranza inetta e ignorante e tuttavia privilegiata, è la ragione del declino della classe dirigente italiana, esaltata da media asserviti e da cortigiani ed intellettuali senza nerbo e senza dignità. Ed è qui la causa più profonda del trionfo del nuovo fascismo che si ammanta di azzurro, in questa fiacchezza, in questa anemia, in questa indifferenza generale.

La speranza di riscatto viene dagli studenti, non condizionati dal ricatto di un governo insolente e prepotente. Mentre aumentano le ingiustizie sociali e le nuove povertà. E si tende a privilegiare una scuola riservata alle classi benestanti.

Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito.

Ferdinando Imposimato
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