Questi sono i giorni in cui scendiamo in piazza e ci riuniamo per la scuola pubblica. Per difenderla dall'assalto di chi vuole farla fuori. E si sono levate voci che hanno parlato di strumentalizzazione dei bambini da parte di noi genitori.
Fortunatamente in piazza siamo scesi in tanti, e insieme a noi genitori c'erano anche insegnanti e studenti. E poi, ci siamo detti, fino a prova contraria la riforma tocca proprio i bambini e il loro diritto a un'istruzione pubblica ottima (a livello elementare, la sesta migliore al mondo secondo i dati OCSE), per cui perché non spiegare loro di che cosa si tratta e coinvolgerli per proteggere quanto di buono abbiamo?
Oltre a questa considerazione di massima, però, viene anche da pensare che sia in qualche modo bello avere l'occasione di condividere con loro una di quelle espressioni che la democrazia garantisce. In modo pacifico, pacato persino, come sta succedendo in questi giorni. Esprimersi. Esprimere il proprio consenso o dissenso rispetto a quanto i rappresentanti dei cittadini fanno. Esprimersi favorisce il dialogo, e imparare a farlo nei toni migliori, senza che troppo rimanga taciuto per esplodere all'improvviso, ecco, proprio questo, mi pare, sia sinonimo di vivere civile. E per tutti, non solo per quanti hanno manifestato da piccoli con i propri genitori in favore della legge sul divorzio o della legge sull'aborto.
CV
Foto tratta da flickr
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