Venerdì 17 ottobre in piazza Castello c’era il sole, lo stesso caldo di sabato 4 ottobre quando abbiamo sfilato in quarantamila qui a Torino contro il Decreto 137.
Le maestre l’avevano annunciato mercoledì 15: venerdì organizziamo un presidio a sostegno della scuola pubblica. In difesa della nostra scuola pubblica italiana.
Tutto è cominciato con le nostre maestre della scuola Sclopis e della scuola Ricardi di Netro, che fanno parte della Direzione Didattica Pacchiotti. Ci stiamo muovendo noi genitori e si stanno muovendo loro; e come facciamo noi, con un passaparola tra un’amica e l’altra, venerdì 17 ottobre in piazza Castello si sono date appuntamento tutte queste scuole elementari (e scrivo così perché primarie come avrebbe voluto la riforma Moratti, ancora proprio non ci viene di dirlo):
1) Don Murialdo
2) Eduardo De Filippo, succursale della Pacinotti
3) Gabelli
4) Gobetti, unico caso in cui era presente anche il Dirigente scolastico
5) Gozzano
6) Muratori
7) Nino Costa
8) Padre Gemelli
9) Pestalozzi
10) Sabin
11) Salvemini
12) Scuola Materna E15
13) XXV Aprile
e le nostre scuole
14) Sclopis
15) Ricardi di Netro.
E poi ci siamo noi, i genitori e i bimbi che portiamo in piazza, non per strumentalizzare l’infanzia innocente, ma per insegnare loro che la protesta è un diritto, e come tutti i diritti bisogna impararne l’esercizio. Senza irriverenze, senza degenerazioni. Un po’ di educazione alla cittadinanza fin da piccoli, come ci hanno spiegato, fa sempre bene.
Per i bambini oggi è una festa, da vivere insieme alle loro maestre. Per loro c’è da divertirsi oggi in piazza: lenzuoli bianchi dipinti di parole colorate su ci sedersi sopra e cartelloni da tenere alti, il trenino cantando sotto il palazzo della Regione, la sfilata intorno a Palazzo Madama, le fontane in cui infilare i piedi con la voglia di togliersi le scarpe. A noi genitori va bene così, perché ci sembra che si può giocare facendo insieme cose serie, come imparare, farsi domande, provare a capire, e vedere i propri genitori al fianco delle maestre e le maestre al fianco dei genitori, tutti insieme per difendere la stessa idea di scuola.
E poi arrivano loro e come potrebbe un bambino resistere: un gruppo di sei ricercatori universitari (così qualcuno ha detto) in identica uniforme blu e mascherati da scienziati con la faccia che ricorda quella di Albert Einstein, che ballano, fanno inchini e riverenze, rincorrono i bambini per farli divertire, ma restano muti.
Certo avremmo voluto che ci fosse più gente lì con noi.
Ma intanto quella che c’era è bastata: ci siamo incontrati tra genitori di scuole diverse, abbiamo parlato, ci siamo scambiati numeri di telefono e dati appuntamento, abbiamo preso accordi.
Con l’idea che sia solo l’inizio.
AS
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