giovedì 30 ottobre 2008

Va pensiero



È chiaro. È difficile non emozionarsi quando le note che si levano sono quelle di Verdi. E da palcoscenico fa una Torino mozzafiato. Piena zeppa di gente che pacificamente fa sentire la propria voce e sfila dicendo chiaro e forte quello che prova, quello che la preoccupa. Bambini, studenti, genitori, insegnanti, cittadini.


E le note che si diffondono sull'intera piazza e nella città intera, almeno simbolicamente, sono note che parlano dell'importanza di tutelare tutto ciò che fa la nostra cultura e la nostra ricchezza, non quella delle cifre, bensì quella impalpabile ma concreta, quella degli investimenti a lungo termine, non economici, appunto, ma nella formazione dei cittadini del futuro, e di tutti i cittadini.


Per le vie della città s'incrociano, in direzioni opposte, un gruppetto di bambini accompagnato da genitori e insegnanti, da una parte, e un folto gruppo di studenti di medicina che vanno a unirsi al resto del corteo studentesco. E spontaneo si leva un applauso verso i bambini, futuro ancora più remoto del loro futuro prossimo, ma sempre futuro di un paese. Applauso a cui i bambini rispondono entusiasti con un applauso simile che riecheggia durante questo passaggio fisico e simbolico al tempo stesso. Dove altro bambini delle elementari e universitari riescono a darsi la mano? L'unico aspetto triste di tutta questa storia è che c'è in gioco il futuro di tutti loro e di tutti noi.


CV

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