martedì 23 dicembre 2008

LETTERA AL MINISTRO

Aderiamo all'iniziativa promossa dal Manifesto dei 500 che invita ad inviare un messaggio di Natale al ministro Gelmini, per avvisarla, come si legge su http://manifesto500.altervista.org/, "che la lotta non è per nulla finita e che nei mesi prossimi non cederemo di un centimetro e ci batteremo in tutti i modi, con i nostri sindacati, per bloccare il regolamento che distrugge il Tempo Pieno e porta al caos e aprire così la prospettiva dell’abrogazione delle leggi 133 e 169 e del ritiro della proposta Aprea".
Riportiamo di seguito il testo della lettera. Copiatela così com'è e inviatela via mail a urp@istruzione.it o via fax al n. 06.58.49.20.57.
AS


Al ministro della Pubblica Istruzione, on. Maria Stella Gelmini
A tutti i membri del governo

Egregio ministro,
lei ha presentato giovedì 18 dicembre lo schema di regolamento delle leggi 133 e 169. Lei ha parlato – come tutti i suoi predecessori – di una «riforma» storica perchè ridisegna il sistema scolastico nel suo complesso. Noi pensiamo che più che «ridisegnare» il sistema, quella che lei chiama «riforma» apra invece la strada al caos e alla distruzione.
Ma, indipendentemente da questo, vorremmo porle una questione. Nei mesi scorsi milioni di insegnanti, genitori, cittadini si sono mobilitati contro queste leggi: per lei, l'opinione e la volontà della popolazione non contano nulla? Gli scioperi di ottobre hanno rappresentato un vero referendum nel mondo della scuola: come si fa a chiamare «riforma» due provvedimenti che sollevano l'ostilità e un NO netto dell'80% di coloro che dovrebbero attuarli?
Come può pensare che su questa base la scuola italiana possa progredire?
In realtà, milioni di persone hanno compreso molto bene ciò che si nasconde dietro queste leggi. Il suo schema mette oggi nero su bianco ciò che avevamo previsto. Con i tagli, l'abolizione delle compresenze e l'utilizzo delle «maggiori disponibilità di orario rispetto alle 40 ore», lei prepara il moltiplicarsi delle figure di riferimento dei bambini, la frantumazione delle responsabilità dei docenti, il caos organizzativo, la fine del vero Tempo Pieno.
Con quale coraggio si parla di «maestro unico»? La cosiddetta «scelta» delle famiglie su ben quattro modelli orari contribuirà in realtà al «caos unico», con alunni che frequentano orari diversi, docenze «a spezzatino», insegnanti di serie A e altri di serie B, classi e gruppi flessibili che si compongono e scompongono.
Come si fa a parlare di «riforma» quando si prevede per i prossimi anni un ulteriore aumento degli alunni nelle classi, l'eliminazione degli istituti professionali statali, un attacco senza precedenti agli istituti tecnici, l'eliminazione dei diplomi attualmente rilasciati con valore legale, uguali in tutto il Paese e il taglio di moltissimi indirizzi nei licei?
Egregio ministro,
in questo grave momento, vogliamo esprimerle tutta la nostra indignazione per la mancanza di dialogo con il mondo della scuola, di ascolto vero e, francamente, anche di rispetto. Per noi, tutto ciò è inaccettabile. Nessuno di noi pensa che nella scuola italiana tutto funzioni, ma sappiamo anche che i suoi provvedimenti, lungi dal rappresentare un miglioramento, portano un ulteriore, grave peggioramento.
Per questo abbiamo ripreso immediatamente a mobilitarci con i nostri sindacati e continueremo a farlo per impedire, con tutti mezzi democratici che abbiamo a disposizione, che il piano applicativo venga attuato e aprire così la strada all'abrogazione di queste due leggi che consideriamo distruttive per la scuola pubblica. Gli insegnanti, i genitori, i sindacati, non accetteranno, ne siamo certi, lo smembramento della scuola pubblica!

Insegnanti, genitori, cittadini contro le leggi 133 e 169

giovedì 4 dicembre 2008

LA PACCHIOTTI E’ QUI

La Pacchiotti è qui, come si legge nel cartellone della foto.
La Pacchiotti è qui, è anche la dichiarazione d’impegno che si assume il Comitato dei genitori del Circolo Pacchiotti - che raggruppa le scuole elementari Carducci, Ricardi di Netro e Sclopis e le due scuole dell’infanzia di via Bellezzia e c.so Matteotti – costituito il 1 dicembre 2008.
Il Comitato dei genitori si dà la specifica funzione di collegamento tra tutti i rappresentanti di classe e di raccordo tra i rappresentanti e il Consiglio di Circolo, sulle questioni inerenti la Scuola.
E’ da intendersi come spazio democratico in grado di garantire a tutti i genitori una partecipazione attiva alla vita della Scuola. Soprattutto in un momento dove si prospettano grandi cambiamenti e dove è importante che le esigenze delle famiglie trovino possibilità di espressione, il Comitato assume l’impegno di essere da punto di riferimento per i genitori e farsi portavoce dei problemi di tutti riguardanti la Scuola
Cosa molto importante: agli incontri del Comitato possono partecipare tutti i genitori, non solo i rappresentanti di classe.
Ogni volta, pubblicheremo sul blog data, luogo e ora degli incontri del Comitato genitori.
Vi aspettiamo.

AS e PT

mercoledì 3 dicembre 2008

Internet e gli italiani

Come blog, ci tocca da vicino.

UNDICIETRENTA, QUANDO UN PAESE È IN DECLINO
C’è un piccolo dato, nel nostro paese, che spiega meglio di altri che le cose non vanno proprio. Eurostat ha pubblicato proprio ieri ieri i dati che riguardano la diffusione di internet in Europa. Siamo al terz’ultimo posto. Dopo di noi ci sono soltanto Romania e Bulgaria. Il dato già così è sconcertante, ma c’è di più, dal 2007 a 2008 abbiamo perso un punto di percentuale: ovvero nel 2007 accedevano alla rete il 43 per cento degli italiani, mentre nel 2008 accedono il 42 per cento. È un calo unico, che non si ritrova i nessun paese d’Europa. Per intenderci: l'Olanda è al 86 per cento, Norvegia e Svezia all’84, Danimarca 82 per cento, Lussembeurgo 80 per cento, Germania 75 per cento, Regno Unito 71 per cento. Con una media europea del 60 per cento. Tutti i paese europei, compresa Bulgaria e Romania sono comunque in crescita. Noi no.
Questo dato sembra piccolo e non lo è, ed è un segnale sul perché siamo un paese in declino. L’utilizzo di Internet, come accesso a informazioni, come miglioramento della qualità della vita attraverso l’informatizzazione dei gesti quotidiani, è un fatto ormai acquisito. Non utilizzare la rete è per certi versi una nuova forma di analfabetismo. E soprattutto avere solo il 31 per cento di famiglie che utilizzano la banda larga contro il 48 per cento della media europea è un altro dato sconfortante.I motivi sono vari. La miopia di non aver incoraggiato la banda larga, e questo vale per tutti i governi degli ultimi dieci anni, le tariffe di internet ancora troppo alte, più alte di quelle degli altri paesi europei. La scuola che sulla tecnologia e sull’uso della rete ha fatto soltanto piccoli passi, e poco efficaci.Ma soprattutto siamo un paese culturalmente vecchio, che ha meno curiosità verso il mondo, che non sente il bisogno di confrontarsi, che non ha nessuna voglia di andarsi a cercare informazioni, di leggere, di usufruire di una posta immediata ed efficace. Di navigare e trovare nuove cose. Siamo un paese ignorante e diffidente, dove la rete non viene considerata una ovvia opportunità, oltre che una comidità, ma viene vista come un surrogato della vita, un modo per perdere tempo. E c’è un secondo aspetto che spiega bene cosa siamo diventati. Siamo il primo paese in Europa per diffusione di telefoni cellulari. E gli ultimi per diffusione di internet. Non informazione e qualità. Ma chiacchiera con il cellulare attaccato all’orecchio, e poca voglia di informarsi e capire cosa avviene nel mondo. Peggio di così…
Roberto Cotroneo, L’Unità.it 3-12-2008
AS

mercoledì 26 novembre 2008

Sabato 29 novembre, piazza San Carlo


Sabato 29 novembre alle ore 14.30 ci ritroviamo tutti, genitori, bambini, insegnanti, studenti universitari, in piazza San Carlo.
Perchè il tempo scuola non sia tempo vuoto, ma tempo pieno e ricco di esperienze e di cultura.
AS

giovedì 20 novembre 2008

Buone notizie 2

Sempre su www.retescuole.net altre buone notizie.
Sentite solo il titolo dell’articolo: “L’efficacia dell’Onda: le commissioni di camera e senato chiedono un dietro front alla Gelmini”. Lo scrive Gennaro Loffredo, responsabile Dipartimento Nazionale Scuola e Formazione.
Loffredo dice che i pareri che le Commissioni istruzione di camera e senato, chiamate a esprimersi sul piano programmatico, sembrano portare a un sostanziale dietrofront su alcune delle questioni che hanno animato la protesta di questi mesi.
Questi i punti per ciò che riguarda scuole materne ed elementari:
- nelle scuole dell’infanzia dovrebbe essere garantito l’orario obbligatorio per 40 ore (non più fino alle 12,30 come prevede il decreto) con due insegnanti (una/o al mattino una/o al pomeriggio);
- ci sarà il maestro unico a 24 ore settimanali, ma in maniera residuale, ovvero solo dove viene richiesto dai genitori;
- il tempo pieno va garantito, con due docenti per classe;
- gli insegnanti di lingua inglese dovranno restare ad affiancare l’insegnante di classe;
- si fa marcia indietro anche sull’aumento degli alunni per classe.
In Conferenza unificata stato-regioni, gli enti locali si sono divisi: le regioni di centro sinistra si oppongono, quelle di centro destra votano a favore, tranne la Sicilia che si è astenuta.
L’Unione delle province chiede a Gelmini un tavolo di confronto.
E la seduta del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione del 17/11/08 ha espresso preoccupazione e dissenso per i provvedimenti del governo su scuola, università e ricerca.
Loffredo conclude:
“Esplodono le contraddizioni e questo solo grazie al Movimento. La lotta paga. In questi anni forse lo avevamo un po’ dimenticato. O meglio. In molti hanno cercato di convincerci dicendo che in fondo ci si può accontentare anche del meno peggio. Non è così e l'Onda lo ha dimostrato e continua a farlo con le proteste e le proposte. Facciamone tesoro e continuiamo sulla strada intrapresa”.

Buone notizie 1

Da www.retescuole.net buone notizie.
Una riguarda la posizione presa del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, massimo organo collegiale nazionale, che riunito in seduta plenaria il 17/11/08 ha approvato all'unanimità un ordine del giorno di deciso contrasto all'operato del governo sulla cosiddetta riforma della scuola.
Il giudizio del CPNI per una manovra finanziaria che riduce non solo la quantità ma la qualità dell’offerta formativa è inequivocabilmente negativo.
Di seguito l’ordine del giorno della seduta del 17.

Ordine del giorno CNPI
Seduta del 17 novembre 2008
Il CNPI esprime fermo dissenso e viva preoccupazione sulle scelte operate sul sistema di istruzione che, se confermate, comportano per entità e modalità degli interventi finanziari e di natura normativa, una destrutturazione del sistema scolastico pubblico ed una netta riduzione quantitativa e qualitativa dell’offerta formativa.
Il CNPI, richiamando gli orientamenti espressi dallo stesso ministro presidente nella seduta del 9 Luglio scorso, considera necessario per l’interesse per l’interesse generale della scuola che si apra un vero confronto nel paese a partire dal coinvolgimento di quanti, insegnanti, dirigenti e altri operatori della scuola, hanno attraversato stagioni riformatrici diverse garantendo l’unica vera continuità dell’azione formativa, impegno nell’innovazione della didattica e dell’organizzazione scolastica e, nonostante le crescenti difficoltà, una buona qualità complessiva della scuola italiana.
In questo quadro il CNPI considera quindi necessaria una profonda revisione dei provvedimenti adottati, a partire da quanto previsto per la scuola primaria con l’introduzione dell’insegnante unico e l’orario di 24 ore settimanali.
E’ altresì indispensabile un approfondito confronto sul piano programmatico e sui vari regolamenti relativi ai diversi settori scolastici, con l’obiettivo prioritario di migliorare concretamente la qualità dell’offerta formativa.
A questo proposito il CNPI, sulla base delle specifiche competenze istituzionali di organo collegiale nazionale, ribadisce il diritto-dovere di un pieno coinvolgimento nei processi decisionali e, in tal senso, conferma il proprio impegno per un puntuale esame di tutti i provvedimenti in atto.

AS e PT

mercoledì 19 novembre 2008

Disobbedienze

(Questo post fa coppia con l'altro post di oggi: sono entrambi un invito a non perdere speranze ed energie).
Leggo sul sito www.carta.org che è stato chiesto a enti locali e organizzazioni sociali di raccontare cosa si può fare per proporre interventi alternativi alla “riforma Gelmini”. Amministrazioni locali, sindacati, associazioni, cooperative e reti sociali hanno dato la loro disponibilità a sostenere la protesta del movimento per la scuola pubblica.

Sotto il titolo il link all’articolo con l’elenco delle disobbedienze.

AS

A tutti quelli che pensano che una volta approvata una legge sia cosa fatta

A tutti quelli che pensano che una volta approvata una legge sia cosa fatta, diciamo no, non perdete la speranza.
E’ vero che adesso, dopo che il decreto 137 è diventato legge 169 del 30 ottobre 2008, c’è un quadro normativo di riferimento preciso, ma la strada è ancora lunga.
Andiamo per ordine.
Il comma 3 dell’art. 64 della legge 133 (la finanziaria estiva) prevede che per la realizzazione delle finalità previste dallo stesso art. 64 il ministro dell’istruzione con il ministro dell’economia insieme predispongano un piano programmatico di interventi.
Lo schema di piano programmatico è stato approvato il 26 settembre.
Ma sempre l’art. 64 al comma 4 precisa che per l’attuazione del piano devono essere adottati entro 12 mesi “uno o più regolamenti”. E fino a quando non saranno approvati i regolamenti, le disposizioni di legge non sono attuabili.
Perché il piano programmatico venga recepito e tradotto in regolamenti ci vuole il parere delle Commissioni parlamentari, quello della Conferenza unificata Stato-Regioni, e quello, indispensabile, del Consiglio di Stato, che ha tempo 90 giorni per esprimersi.
Ci vuole il suo tempo: questo spiega la fretta del governo quando ha chiesto la fiducia alla Camera accorciando così i tempi del dibattito in Senato.
Se i regolamenti non saranno approvati entro i primi mesi del 2009 sarà poi molto difficile applicare la riforma Gelmini a partire all’anno scolastico 2009/2010. Pensiamo solo all’organizzazione didattica della scuola primaria: cosa potranno dire i dirigenti scolastici ai genitori che, tra poche settimane, devono iscrivere i figli alla prima elementare?
A favore del mantenimento del tempo pieno, teniamo poi conto che c’è una legge dell’ottobre di soli due anni fa, la 176/2007 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare l’ordinato avvio dell’anno scolastico 2007-2008 ed in materia di concorsi per ricercatori universitari ", che non è mai stata abrogata. Io non sono un giurista ma qualcosa non mi torna.
Una speranza in più ce la dà anche la storia della riforma Moratti, che poteva non piacere ma che almeno aveva la decenza di una qualche motivazione pedagogica; di questa riforma del 2003, pochi lo dicono, molto è rimasto sulla carta, proprio a seguito della mobilitazione di genitori e insegnanti.
Forse non tutto procede liscio come ci vogliono far credere, spiega Silvia Bodoardo del Coogen, riportando le parole di Gennaro Loffredo, responsabile Dipartimento Nazionale Scuola e Formazione Professionale:
"Il decreto Gelmini è paralizzato. Infatti i decreti attuativi, che dovrebbero dire dove e come tagliare devono essere preceduti dal parere delle competenti commissioni parlamentari sul piano programmatico generale scritto dalla ministra e da Tremonti. Le commissioni, a loro volta, sono bloccate perché non hanno ancora ricevuto il parere della Conferenza delle Regioni. Che in realtà si sono espresse dicendo a chiare lettere che non può esserci alcuna collaborazione con il governo centrale. (…) Intanto l’Onda non si arresta. (…) Insomma si va avanti con determinazione e, soprattutto, con le idee chiare. Il ministero della pubblica istruzione è in netta difficoltà. La Gelmini licenzia il "padre" della riforma che porta il suo nome. Tito Varrone, capo dell’ufficio legislativo del ministero, assunto sei mesi fa circa, ha dovuto fare i bagagli e lasciare il suo ufficio. Ignote ancora le cause. Berlusconi continua rettificare in corso d’opera. Il maestro unico sembrerebbe essere diventato prevalente (…) Bossi si impunta ed ottiene che le scuole di montagna non saranno toccate. Insomma un governo che fa acqua da tutte le parti. Un governo messo a dura prova dalla forte spallata del Movimento. L’Onda ha aperto delle crepe. Presto arriverà la grande mareggiata che, speriamo, sommergerà il governo abbandonandolo al naufragio".
Tutto questo per dire che non è vero che una volta approvata una legge sia cosa fatta.

Fonte: http://www.retescuole.net

AS

lunedì 17 novembre 2008

RIFLESSIONI


Questa mattina, alla consueta lettura dei quotidiani, mi sono imbattuto in un curioso articolo di Flavia Amabile sulla “STAR” del nostro governo, intitolato: “La Gelmini: siamo un governo di sinistra”.
Riporto fedelmente l’inizio dell’articolo: ”(…) Il governo Berlusconi? E’ un governo di sinistra, assicura il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, perché «è un governo che crede nel cambiamento» e, quindi, «è, per certi versi, un governo di sinistra. Può sembrare una contraddizione, ma noi mettiamo al centro non solo il ceto medio, ma anche quelle famiglie che faticano ad arrivare alla fine del mese, quelle famiglie che fanno molti sacrifici per far studiare i propri figli».”
Beh a mio avviso non è solo una contraddizione, ma una sostanziale falsità di fondo. Innanzitutto verrebbe da chiedersi cos’è un governo di sinistra? Ma ancora di più esiste una sinistra in Italia?
Non mi sembra il caso di affrontare un simile discorso, occorrerebbe troppo tempo ed energie per sviscerare un simile argomento, ma mi volevo soffermare su quanto scritto su “la stampa”.
Se il governo mette al centro non solo i ceti medi (che stanno scomparendo), ma anche quelle famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese, perché tagliare fondi alla scuola, costringendo le suddette famiglie a fare ulteriori salti mortali per il diritto ad una buona istruzione, garantita da una pluralità di insegnanti, che fanno sì che i bimbi abbiano la possibilità di rimanere a scuola “ad imparare” e non per essere parcheggiati?
La protesta che si sta attuando non è per il mantenimento degli sprechi e del cosiddetto “baronato”, ma per una riforma che sia tale, per migliorare quello che di buono già c’è!
Scorrendo l’articolo arrivo poi a: “(…)In quest’opera di risanamento, ha detto il ministro, sarà importante il «dialogo con l’opposizione», perchè la scuola non è «né di destra né di sinistra».”
A mio avviso qui si arriva a praticare lo sport preferito del premier, dire per poi ritrattare, ma in maniera più furba, ossia se la prima affermazione è che il governo attuale è di sinistra, e quindi ideologicamente opposto, che senso ha poi dire che la scuola non ha colore politico? È altresì da tenere conto che i tagli alla scuola li stanno facendo in maniera discriminante con la logica manageriale propria di questa classe dirigente, che un colore politico ce l’ha.
Vorrei infine porre l’accento su i tempi: “(…)Proprio perché i cambiamenti non sono pochi nelle scuole in questi giorni si respira molta confusione. Le nuove norme sono state approvate sotto forma di un decreto che è già legge ma per diventare davvero operative hanno bisogno di un regolamento, si tratta dei decreti attuativi che per avere valore devono essere approvati entro il 31 gennaio, il che spiega la fretta che il ministero aveva di approvare la riforma senza passare in Parlamento.”
Chiudo con una frase che non sentivo da tempo, ma che trovo estremamente importante da ricordare:
“la spinta viene dal basso,
e chi spinge lo sa!”
Massimo

P.S. per l’articolo completo clicca sul titolo del
post

venerdì 14 novembre 2008

Oggi – sciopero di Università, Ricerca e AFAM

Immagine tratta da http://www.retescuole.net/

Siamo con chi oggi sarà in piazza.
AS

Solidarietà dall'università di Paris Nanterre


Ci scrivono da Paris Nanterre per mandarci la loro solidarietà. Anche in Francia non se la passano benissimo e l'istruzione (ma non solo) deve subire le conseguenze dei tagli del governo.

Indichiamo gli appuntamenti del 14 novembre a Parigi:
La federazione sindacale studentesca SUD sostiene attivamente la lotta degli studenti italiani di Parigi che si sono dati appuntamento venerdì 14 alle 10 davanti al consolato italiano e invitano a partecipare alla manifestazione prevista da diverse organizzazioni per le 18 dello stesso giorno davanti all'ambasciata italiana.


CV

giovedì 13 novembre 2008

Da Washington

In pausa pranzo sfoglio i siti di alcuni quotidiani.
Leggo e trascrivo:

UNDICIETRENTA, SE LE PICCOLE OBAMA VANNO ALLA SCUOLA PUBBLICA
Questa mattina un’Ansa da Washington spiega che, nonostante non sia stata presa una decisione al riguardo, le piccole Sasha e Malia Obama potrebbero frequentare le scuole pubbliche a Washington, e non la scuola privata che invece ha frequentato Chelsea Clinton. Le figlie di Michelle e Barack, che hanno 10 e 7 anni, potrebbero andare a scuola come tutti gli altri ragazzi americani. Il sindaco e i responsabili del provveditorato hanno illustrato nel dettaglio cosa offre il loro sistema scolastico per le esigenze della piccola Sasha e quelle di Malia: «Abbiamo spiegato loro con grande piacere quali sono le diverse opzioni del nostro District of Columbia Public School System, e li abbiamo incoraggiati a verificare tutte le alternative possibili, garantendo che offriremo il nostro pieno appoggio qualunque sarà la loro scelta finale», hanno detto i dirigenti scolastici. Michelle Obama aveva già visitato varie scuole private di Washington, senza esserne troppo convinta, probabilmente.
Cosa vuol dire? Vuol dire che nella strategia di Obama ci sono una serie di segnali che vengono dati attraverso comportamenti molto semplici, e molto efficaci. Non si tratta di demagogia, per quanto nessun uomo politico sia immune da meccanismi demagogici. Si tratta di punti fermi, dell’idea che le regole valgono per tutti, del fatto che non puoi fare l’elogio della scuola pubblica e poi mandare i tuoi figli in una scuola privata. Si tratta di capire che nel momento in cui sei al potere la tua casa ha muri di vetro, e tutto è visibile. Lo sappiamo, fa parte di un modo di pensare, e un modo di esistere americano. E siamo ancora convinti che da noi in Europa, ma soprattutto in Italia, tutto questo non conti. Ma non è vero. Molte cose sono cambiate. Il rapporto con il potere, in Italia, non ha più, per fortuna, quel compiacimento, per cui i potenti possono tutto: perché se un giorno diventerò potente avrò anche io certi privilegi.
Ormai i cittadini e gli elettori giudicano e vogliono sapere. E mentre il nostro paese cambia, il potere non cambia affatto. E mentre Obama si informa perché le figlie possano frequentare una scuola pubblica, noi alla scuola pubblica tagliamo i fondi, le risorse, perché ormai da anni, come una colonia del terzo mondo, privilegiamo la scuola privata. Il presidente degli Stati Uniti sa che c’è una differenza tra mandare le figlie in una scuola pubblica anziché in una esclusiva scuola privata. Da noi è considerato ovvio e scontato mandare i propri figli in scuole private esclusive ed efficienti. E poi prendersela con gli studenti che manifestano contro la Gelmini.
Roberto Cotroneo, l’Unità.it 13-11-08

AS

14 novembre - sciopero di Università, Ricerca e AFAM


La mie maestre sono già uniche sostiene lo sciopero del 14 novembre di Università, Ricerca e AFAM.
AS

martedì 11 novembre 2008

13 novembre mobilitazione al Teatro Regio Torino


Giovedì 13 novembre giornata porte aperte al Teatro Regio di Torino.

Contro i tagli previsti al Fondo unico dello spettacolo, l'istituzione torinese apre le sue porte alla cittadinanza con appuntamenti alle ore 10.30, alle 14.00 e alle 21.00.

Nel corso della giornata i musicisti del Teatro Regio si alterneranno inoltre a suonare nel foyer del teatro.

Le mie maestre sono già uniche desidera manifestare la propria solidarietà nei confronti del Teatro Regio.

CV

venerdì 7 novembre 2008

Il mostro unico


Cari studenti facinorosi, sono la vostra amata ministra Gelmini.
Dopo il cinque in condotta e il maestro unico, ho una nuova idea che potrà risollevare la scuola italiana.
Da dove inizia l´istruzione? Dall´asilo. E proprio qui bisogna intervenire, perché i bambini diventino obbedienti e ligi al dovere. E le favole, con la loro sovrabbondante fantasia e il loro dissennato spreco di personaggi, li allontanano dal sano realismo e dal doveroso conformismo e alimentano il pericolo del fuori tema, della deboscia, della droga e del bullismo facinoroso.
Perciò per decreto legge istituisco il Mostro Unico.
Sarà proibito leggere favole che contengano più di un mostro o di un cattivo, con relativo aggravio per la spesa pubblica, e soprattutto si dovrà, in ogni fiaba, sottolineare la natura perversa, facinorosa e vetero-comunista di questo mostro.
Secondo il DMU (decreto mostro unico) sono proibiti ad esempio Biancaneve e i sette nani, perché Grimilde e la strega sono un costoso e inutile sdoppiamento di personalità nocivo all´immaginario dei giovani alunni, per non parlare dell´ambigua convivenza tra Biancaneve e i sette piccoli operai, di cui uno, Brontolo, sicuramente della Cgil. Cappuccetto Rosso è ammesso, ma si sottolinei come il cacciatore è evidentemente della Lega e il lupo di origine transilvana e rumena. Proibito Ali Babà e i quaranta ladroni, ne basta uno. Abolito Peter Pan, troppi pirati che gravano sulle casse dello stato. Abolito Pinocchio, anche accorpando il gatto e la volpe in un unico animale, restano il vilipendio ai carabinieri e il chiaro riferimento a Mediaset del paese dei balocchi. Ammesso Pollicino ma dovrà chiamarsi Allucione ed essere alto uno e settanta, per non costituire un palese sberleffo al nostro amato presidente del consiglio. Proibito Hansel e Gretel, perché i mostri sono due, la madre e la strega, e inoltre si parla troppo di crisi economica. Proibito il brutto anatroccolo. e uno è brutto, lo è per motivi genetici e tale resterà. Inoltre Andersen era gay. Parimenti proibito il gatto con gli stivali per la connotazione sadomaso. Proibita, anzi proibitissima Cenerentola. Le cattive sono tre e assomigliano tutte a me. Cioè alla vostra ministra superficiale, impreparata e ciarliera.
Ma la vostra Ministra Unica.
Stefano Benni, Il Manifesto 31-10-2008
AS

giovedì 6 novembre 2008

Tu Vuo’ Fa’ l’Americano



C'è un mito che va sfatato. In questi che sono i giorni dell'elezione di Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti, si rincorrono tra i blog e in internet i commenti su questo outsider, questo uomo venuto dal nulla che però sì, ha poi frequentato le migliori università da cui escono i veri leader.


Come se in Italia dalle università uscissero dei cani.


Il punto, a mio parere è un altro. Vediamo com'è strutturata la società americana. In America, si sa, è tutto privatizzato. I servizi pubblici sono minimi e sono decisamente scadenti. Non sempre, ma generalmente sì.


Allora ammettiamo che voi siate una famiglia americana. Quando vi nascono i figli si pone anche per voi il problema delle scuole in cui mandarli. A iniziare dal daycare in poi - l'asilo, per intenderci - che è privato e costa moltissimi soldi, determinante sarà la zona in cui abiterete. Perché la casa si sceglie in base alle scuole. Ovvero le scuole buone nascono intorno ai quartieri per bene. Sarebbe come affermare che se vai a scuola in Crocetta a Torino probabilmente avrai una buona istruzione, conoscerai le persone giuste, entrerai nei giri giusti e nella vita sarai un vincente. Se vai a scuola alla Falchera per te non ci sono possibilità. So che molti credono che sia già così. Ma grazie al cielo non è vero. Perché le maestre che insegnano in tutte le scuole pubbliche d'Italia sono maestre inserite in una graduatoria e qualificate per insegnare. Non è un mercato del lavoro in cui le migliori maestre vengono cooptate dalle scuole dei quartieri chic, dove appunto pagano meglio perché lì c'è la gente con i soldi e le case costano di più e quindi è giusto che se le garantiscano loro. Le migliori maestre sono anche alla Falchera.


Allora seguiamo questo percorso che porta fino all'università. Le università americane hanno rette da brividi. Costano migliaia di euro all'anno. Migliaia di euro. È vero che ci sono delle borse di studio, ma non sono tantissime. Per la maggior parte le amministrazioni prevedono piuttosto un piano di rimborso per quando il laureato entrerà nel mercato del lavoro. Praticamente inizi a lavorare e per anni e anni devi rimborsare migliaia di euro. Ora, quello che mi sembra interessante sottolineare, è che questo non è un tanto un principio meritocratico, come continuano tutti a urlare. È facile per una gazzella dire che è la più forte delle gazzelle, fino a che il recinto rimane chiuso ai leoni. Ma nelle università americane il principio è, ancora una volta, quello della produttività. Se vuoi studiare, paga. Produci ricchezza per chi ti offre cultura. A parte il fatto che presuppone una ricchezza di partenza o un mercato del lavoro con salari in grado di ripagare questo debito, ritengo che l'accesso alla cultura debba essere libero e non mercificato. In Italia sostanzialmente abbiamo tutti la possibilità di andarci, all'università, mentre negli Stati Uniti ci sono persone che crescono non pensando nemmeno lontanamente che l'università sia un approdo possibile per loro.


Quindi sì, il sogno americano è possibile, Obama ce lo conferma. Ma non crediamo che sia realizzabile per tutti. Perché, appunto, è americano.


CV

mercoledì 5 novembre 2008

Il decretino

E’ una battuta che ieri sera mi ha fatto ridere di gusto, e che, come spesso capita all’ironia, nasconde la cruda verità.
Come può chiamarsi un decreto legge che, concepito per straordinaria necessità ed urgenza, si risolve poi in 8 articoli di poche righe ciascuno?
Il de-cretino.

AS

martedì 4 novembre 2008

Occhi limpidi e braccia forti

Questo è un blog di genitori di bambini che vanno alle elementari e alla scuola materna.
Io, sono un genitore di bambini che vanno alle elementari e alla scuola materna.
Eppure voglio scrivere dei ragazzi delle università occupate e dei cortei.
Quando guardo alla tv questi ragazzi vedo i miei figli tra quindici anni e allora ne scrivo fin da ora, perché non è poi così lontano.
Quando guardo alla tv questi ragazzi, per i quali la protesta contro i tagli del governo è un urlo che implora futuro, mi si stringe il cuore.
Questi ragazzi non chiedono un futuro diverso o un futuro migliore. Questo succederebbe solo se fossero in grado di prefigurarsene uno, per quanto inaccettabile o deprimente o scoraggiante.
No. I ragazzi dell’università chiedono futuro. Futuro e basta.
Non chiedono certezze. Chiedono - molto di meno o molto di più - una prospettiva, una possibilità, un’ipotesi.
Che è una richiesta terribile se a farla è chi ha davanti a sé una vita da vivere e non è messo nelle condizioni nemmeno di immaginarsela.
A sognare, inteso come sana capacità di desiderare e agire per realizzare, si impara. Non è mica così scontato saperlo fare, bisogna allenarsi fin da piccoli. La scuola, io credo, serve anche a questo.
In un film che ho visto anni fa, “Il bagno turco”, nell’augurio al bambino che deve ancora nascere la zia scrive alla futura madre: CHE ABBIA OCCHI LIMPIDI PER VEDERE I DESIDERI E BRACCIA FORTI PER REALIZZARLI. PERCHÉ NELLA VITA SI PUÒ ESSERE FELICI, SI DEVE ESSERE FELICI.
Di questa frase mi ha sempre colpito la formula del comando per quella che di solito è vissuta come una speranza. La felicità è un dovere, che richiede impegno azione forza coraggio. La felicità va cercata. Semmai è il dolore che arriva per caso, arriva sempre, ci cade addosso. Ma il benessere va difeso, con tenacia.
Allora capisco l’ostinazione di questi ragazzi delle università occupate e dei cortei, e la sento mia.

AS

lunedì 3 novembre 2008

Duello verbale tra un nostro paladino e il Cavaliere della Stella

Abbiamo ricevuto un commento da uno strenuo difensore di Maria Star "Mani di forbici". Nel suo scritto, il nostro interlocutore -bloggista anche lui- riprende la maggior parte degli argomenti che gli esponenti del governo vanno ripetendo in tutte le trasmissioni televisive. Per questo motivo ci è parso opportuno rispondere alle sue argomentazioni, punto per punto, e fare questo richiamo tra i post alla nostra personale polemicuccia, per non confinarla nello spazio ristretto dei commenti. Per leggerla clicca sul titolo di questo post.
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sabato 1 novembre 2008

Upgrade per anglosassoni, tedeschi e svedesi



C'è una parte della popolazione che è molto preoccupata dalle classi ponte. Perché sebbene, come dice la Litizzetto, in Italia basti parlare di ponte per essere sicuri che non si faccia, in qualche modo questi hanno fatto passare una legge.


Allora giustamente degli amici di una coppia mista, lui italiano, lei anglosassone, chiedevano un pari trattamento. Beh, pari, dipende dai punti di vista. Perché in effetti, se tanto mi dà tanto, perché mai i loro figli che parlano perfettamente inglese devono aspettare che dei marmocchi italiani arrivino al loro livello, approfittando, magari, delle loro capacità per avvicinarsi alla lingua. Eh no, che se la cavassero da soli tra di loro, che si sa che per imparare la lingua è meglio stare tra compaesani piuttosto che fare una full immersion, e allora appunto se ne stessero tra di loro a fare le loro lezioncine di inglese. Per i figli di stranieri che parlano perfettamente l'inglese, cortesemente, classi ponte, anzi con upgrade nell'upper deck. Più ponte di così.


CV

venerdì 31 ottobre 2008

La "STAR" a Parla con me

La satira... tanto bistrattata quanto importante, qualche parola un pò forte, ma assolutamente imperdibile.

mf

A Torino eravamo 100'000


Per questo, immagino, ci si sono scaldati i cuori. Bene, non siamo soli, l'importante è continuare a farsi sentire.


CV

Va pensiero e Inno d'Italia in piazza Castello - 30 ottobre tutti uniti

CV

giovedì 30 ottobre 2008

Va pensiero



È chiaro. È difficile non emozionarsi quando le note che si levano sono quelle di Verdi. E da palcoscenico fa una Torino mozzafiato. Piena zeppa di gente che pacificamente fa sentire la propria voce e sfila dicendo chiaro e forte quello che prova, quello che la preoccupa. Bambini, studenti, genitori, insegnanti, cittadini.


E le note che si diffondono sull'intera piazza e nella città intera, almeno simbolicamente, sono note che parlano dell'importanza di tutelare tutto ciò che fa la nostra cultura e la nostra ricchezza, non quella delle cifre, bensì quella impalpabile ma concreta, quella degli investimenti a lungo termine, non economici, appunto, ma nella formazione dei cittadini del futuro, e di tutti i cittadini.


Per le vie della città s'incrociano, in direzioni opposte, un gruppetto di bambini accompagnato da genitori e insegnanti, da una parte, e un folto gruppo di studenti di medicina che vanno a unirsi al resto del corteo studentesco. E spontaneo si leva un applauso verso i bambini, futuro ancora più remoto del loro futuro prossimo, ma sempre futuro di un paese. Applauso a cui i bambini rispondono entusiasti con un applauso simile che riecheggia durante questo passaggio fisico e simbolico al tempo stesso. Dove altro bambini delle elementari e universitari riescono a darsi la mano? L'unico aspetto triste di tutta questa storia è che c'è in gioco il futuro di tutti loro e di tutti noi.


CV

Grazie, Teatro Regio

Grazie Teatro Regio per aver suonato e cantato per noi, genitori, bambini, insegnanti, studenti, che eravamo in piazza stamattina per difendere, una volta di più, la nostra scuola pubblica.
Grazie. E' stata una lezione la vostra, che nessun maestro unico potrà mai fare ai nostri figli: una lezione di vita in cui musica, impegno civile, partecipazione, si sono fusi in un'unica nota che per me è stata emozione.

AS

30 ottobre tutti uniti




CV

mercoledì 29 ottobre 2008

Il Senato ha detto sì

Sì al Decreto Gelmini.
162 i sì, 134 i no, 3 gli astenuti.

Sotto il titolo il link al testo del provvedimento.

AS

martedì 28 ottobre 2008

Riempire le piazze

Sabato 25 ottobre il Partito Democratico è sceso in piazza, per parlare alla gente.
Siamo presuntuosi a pensare che un po’ ce lo abbiamo portato?
E’ vero che bastavano la crisi dei mercati finanziari e la crisi della terza settimana e non c’era bisogno di noi (genitori e studenti) per accorgersi che gli italiani non ce la fanno più.
Ma non è anche un po’ per merito nostro che finalmente ci si è decisi? Anche il più sordo dei sordi non poteva non sentire la voce che da quasi due mesi sta difendendo, pacificamente ma con fermezza, la scuola pubblica italiana, volendo difendere insieme un’idea di società che garantisce a tutti le stesse opportunità e un modello di governo più rispettoso della dialettica e meno insofferente al dissenso.
E’ vero anche che ho avuto, fino alla scorsa settimana, la sensazione che a nessuno interessasse veramente della scuola pubblica italiana finché era questione di maestro unico e di riduzione del tempo scuola. Non alla sinistra. Non ai media. Mi è sembrato, ma spero di sbagliarmi, che scaldasse l’animo solo a noi genitori di bambini che vanno alle elementari.
Poi sono arrivate le università, e qualcosa è cambiato. E anche se mi resta il dubbio che se non fossero apparsi gli atenei, la sinistra avrebbe continuato a stare in quell’ombra dove si vanta di stare e i media a tacere, va bene così, perché più siamo e meglio è.
Bene: adesso i giornali e le tv parlano della scuola e il Pd riempie il Circo Massimo.
Da parte nostra, riempiamo stasera Piazza Castello.

Concludo riportando la citazione del Breviario di Antonello Caporale apparsa su Repubblica di ieri:
“Le cose straordinarie ci riescono bene. Quando finiscono, riprendiamo con le cavolate”.
Lo dice un consigliere Pd Lombardia.

AS

lunedì 27 ottobre 2008

28 ottobre Tutti in piazza Castello

Maria Star non verrà a Torino, sicuramente non per paura di un confronto ma perchè impegnata a lavorare a modificare il decreto in modo che non possa più venire mal interpretata. In attesa di vedere la nuova versione del decreto in cui si dica nero su bianco che il tempo pieno non verrà toccato, che non ci saranno tagli, che il prossimo anno tutti i bambini riceveranno un bonus di 1000 euro se indosseranno il grembiulino tutti i giorni.......

ANDIAMO
TUTTI IN PIAZZA CASTELLO (non più davanti all'UNIONE INDUSTRIALE) alle ore 21 e aderiamo all'iniziativa

nazionale delle scuole in attesa dell'uscita del decreto 137 previsto per la mattinata del 29.


Scarica il volantino della serata


cm

venerdì 24 ottobre 2008

Marco Travaglio 23.10.2008 - ANNOZERO

Piccolo spunto da dove bisognerebbe iniziare a tagliare!

mf

Tavola rotonda

Ieri sera, 23.10.2008, si è svolta una tavola rotonda nei locali di Palazzo Nuovo, nella quale c’è stato un confronto volto a coordinare la mobilitazione tra le varie realtà a tutti i livelli colpite dall'attacco all'istruzione pubblica (genitori, studenti e studentesse, insegnanti delle scuole elementari, docenti, ricercatori, dottorandi, personale ATA), e non solo,
Premesso che, purtroppo per cause di ricerca parcheggio sono arrivato con qualche minuto di ritardo, mi sono perso l'introduzione in cui un rappresentante dell'assemblea no gelmini ha illustrato quali saranno le loro azioni alle prossime iniziative. Sono così partiti gli interventi, e la prima è stata Silvia Bodardo del coogen che ha raccontato quali sono le cose di cui si è dibattuto il 21.10 nell’assemblea cittadina. Da lì in avanti e fino alle 23.45 è stato un susseguirsi di interventi tra cui un delegato sindacale della fiat mirafiori, personale ATA, genitori di bambini delle elementari, docenti universitari, esponenti dei cobas e della cub, maestri e maestre elementari, ecc, ecc, ecc, addirittura un esponente della cigl.

Il taglio iniziale era quello non solo di un coordinamento trasversale, ma anche, se possibile, operativo, cosa che però non è avvenuto in quanto per ora di iniziative ce ne sono.
Ne sono uscito alquanto rinfrancato, e ancor di più motivato nel continuare questa lotta, perchè quello che è venuto fuori è stato un totale coinvolgimento e un unità di intenti mai visto fino ad ora, finalmente SI REMA TUTTI DALLA STESSA PARTE, senza sigle, senza falsità, ma con la consapevolezza che sarà una lotta lunga e molto dura, in cui ogni singolo deve e può dare il proprio contributo, dove ci si aiuterà scendendo in piazza sempre più numerosi e sempre più convinti che un cambiamento è possibile se c'è unità, e ieri sera c'era.

Eravamo in tanti, e interessante è stato l'intervento di una signora che madre di quattro figli, 25 anni, 17, 9, 4 anni in più dipendente pubblico, si chiedeva quale prospettiva potrebbe avere la sua famiglia alla luce di ciò che questa legislatura si appresta a fare.

Due maestri quasi alla pensione hanno fatto scaldare il cuore e l'animo di tutti quando hanno parlato della loro immutata voglia di andare tutte le mattine ad insegnare e aiutare gli studenti ad accrescere la loro cultura e senso critico, una docente universitaria che insegna la costituzione ha parlato della bellezza di vedere i bambini alla manifestazione del 4 ottobre, in quanto il senso civico e il rispetto della costituzione inizia proprio da li, una rappresentante sindacale della scuola francese è venuta apposta per comunicare la solidarietà degli studenti oltralpe (c'era addirittura un interprete in quanto non parla italiano), per arrivare, magari, ad una giornata europea sul diritto alla cultura e all'istruzione PUBBLICA.
Da sottolineare come ogni intervento è stato accompagnato da applausi, sia in alcuni passaggi dell'intervento sia alla fine, ovviamente tranne che per il delegato cigl, cui sono seguite richieste di chiarimenti sul dov'erano stati fino ad ora e quanto sia scorretto, sia per loro che per il pd, cavalcare l'onda della protesta ora che il movimento sta diventando sempre più grande.

A ripensarci ora una proposta comunque c'è stata, ossia quella di creare sempre più manifestazioni per riuscire ad organizzare una manifestazione nazionale senza precedenti.

Insomma bisogna andare avanti con tutte le forze disponibili, consapevoli che si inizia ad essere veramente in tanti, ed è inutile dire che questa è solo frutto della disinformazione della sinistra, in quanto siamo praticamente tutti/e che abbiamo letto le varie leggi e decreti, e lì non ci sono scritte le cose che i “nostri politicanti” asseriscono, e quindi non ci si sta inventando nulla ma è scritto nero su bianco.

mf

Mamme, iniziate a sentirvi in colpa

Foto di Carlo Tacconelli

Care mamme lavoratrici,

vi siete mai sentite in colpa di lavorare in questi anni in cui i vostri figli andavano a scuola il pomeriggio? Non credo. Avrete pensato fosse una semplice e naturale ripartizione della giornata per l'intera famiglia. E i vostri figli si sono mai sentiti diversi perché andavano a scuola tutto il giorno con i loro compagni e le loro 2 maestre? Nemmeno loro, penso.
Bene, tutto questo sta per cambiare.
Immaginate (sì, proprio come una visione), questa scuola con il grande e unico maestro. Questa scuola è aperta solo fino alle ore antemeridiane. Così le definiscono. Bene. Per pranzo cosa avete messo in tavola? Niente!?! Ah, siete in ufficio.

Allora le cooperative avranno l'incarico di dare da mangiare ai vostri figli e di intrattenerli sino all'ora in cui andrete a prenderli. Non un programma scolastico e pedagogico portato avanti con le solite 2 maestre, ma verosimilmente un passare il tempo in attesa del vostro arrivo. Magari qualche attività qui o lì, di certo a pagamento, non avrà mica la scuola i soldi per farle, no?, né il personale da dedicare. Interessante che al maestro unico che garantisce 4 ore e venti di lezione al giorno si possano poi succedere facce e figure diverse, quante non importa, perché questo è il LORO tempo pieno.
Ma tant'è. Succederà a questo punto che chi non lavora e sta a casa con i figli magari non ha i soldi né il desiderio di pagare queste attività extra e a mezzogiorno andrà a prendersi i bambini e li porterà a casa. Ci sarà poi chi lo farà come scelta, chiedendo ai nonni o a una baby sitter di guardare i bambini il pomeriggio, facendogli fare i compiti e facendoli giocare a casa, "di certo meglio che non lì che non sai nemmeno cosa fanno". E poi ci sarete voi, che magari già adesso vi fate in quattro per conciliare tutto, casa famiglia lavoro, e il pomeriggio correte trafelate a prendere i vostri figli per dedicare loro almeno qualche ora, guardare i compiti insieme, fare la spesa insieme, andare al parco, preparare la cena. E vi sentite fiere di questo. Esauste, sfinite, ma fiere.

Voi, cara categoria di mamme lavoratrici, tra poco rischiate di non sentirvi più così fiere. Perché tra poco si faranno i conti in tasca a chi fa scelte di un tipo o di un altro e saranno forse i padri a rinunciare piuttosto? Sì, forse in qualche raro caso. Lavori meno impegnativi, niente carriera. Per il resto, si chiederà sempre a voi di farvi carico di questo lavoro in più, in termini di tempo, di organizzazione o di denaro. Quanto all'aspetto psicologico, di quello nessuno si cura, come del fatto che i vostri figli che prima pensavano di fare parte di una classe di bambini uguali inizieranno ora a percepire differenze profonde. Tutto questo per favorire l'integrazione di tutti nella società.

CV

Mozione 1-00033 Cota ed altri

Ha poco più di una settimana la mozione per l’istituzione delle classi di inserimento per alunni stranieri presentata dalla Lega e approvata per una manciata di voti, ma comunque approvata.
Il testo della mozione, per favorire l’accordo nella maggioranza, ha dovuto essere rivisto in qualche punto. Per esempio, la prima versione recitava:
“a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, AUTORIZZANDO il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione”
cambiata in:
“a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, FAVORENDO il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione”.
Intanto vorrei che ci venisse detto in cosa consistono le specifiche prove di valutazione, tanto specifiche che non vengono nemmeno specificate. E comunque, passando dall’autorizzare al favorire, è come se alla fine si facesse pure un favore allo straniero: non è questione di permesso ma di cortesia.
In un altro punto, la prima versione parlava di classi ponte:
“… istituire CLASSI PONTE, che consentano agli studenti stranieri che non superano le prove e i test sopra menzionati di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana, propedeutiche all'ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti”.
Le classi ponte, che come dice la Litizzetto, se in Italia dici ponte sei poi sicuro che non si farà mai, sono diventate classi di inserimento:
“ … istituire CLASSI DI INSERIMENTO che consentano agli studenti stranieri che non superano le prove e i test sopra menzionati di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana, propedeutiche all'ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti”.
Non capisco: gli alunni stranieri vengono isolati in un gruppo a parte, che però si chiama di inserimento. Ho sempre pensato che quando uno è inserito è perché sta dentro qualcosa, non fuori.
Ma il meglio arriva nel finale.
Una volta formata la classe di soli stranieri, con questi allievi si dovranno realizzare (anche se di nuovo il verbo usato è “favorire”, che se prima sapeva di gentilezza qui suona come un “provarci”, un “se si riesce, bene, se no pazienza”) progetti di interculturalità e di educazione alla legalità e alla cittadinanza. Questi i temi, nell’ordine riportato sulla mozione:
a) comprensione dei diritti e doveri (rispetto per gli altri, tolleranza, lealtà, rispetto della legge del paese accogliente);
b) sostegno alla vita democratica;
c) interdipendenza mondiale;
d) rispetto di tradizioni territoriali e regionali del Paese accogliente, senza etnocentrismi;
e) rispetto per la diversità morale e cultura religiosa del Paese accogliente.
E' ridicolo, ma non è uno scherzo.

AS

giovedì 23 ottobre 2008

Lenzuola bianche 2


Per le strade della città le scuole elementari sono tappezzate di cartelloni, lenzuoli con scritte colorate, striscioni.

Solo l'altra mattina, a una scuola privata qui vicino, una scena che mi ha stretto il cuore e infastidito al tempo stesso. Studenti liceali che sollevano uno striscione di protesta e una di loro con la macchina digitale a fotografare la mini trasgressione. Finito il gesto, si ritira tutto e si entra regolarmente a scuola.

Invece bello, oggi, proprio vicino a una scuola, il primo lenzuolo bianco steso a un balcone, com'era già stato per la bandiera della pace, per intenderci. Lenzuoli bianchi per non fare della scuola un fantasma. Vogliamo farlo tutti?

CV

L'unione fa la forza

A poco a poco il fronte anti Gelmini sta diventendo sempre più ampio. Adesso ci vorrebbe soltanto una grande unità.
Per questo sta girando in rete un appello promosso dal Coordinamento Genitori di Torino, per il ritiro del Decreto Gelmini (decreto 137), di tutti i tagli (legge 133), della chiusura di migliaia di scuole e della proposta di legge Aprea (trasformazione delle scuole in fondazioni private) ma soprattutto PER L'UNITA', PER UNA MANIFESTAZIONE DI TUTTI I SINDACATI, LE ASSOCIAZIONI, I COMITATI, LE SCUOLE, I CITTADINI, se il governo non si fermerà.
Per firmare on line, clicca sul titolo.

cm

vignetta di Giannelli sul Corriere del 23-X-08



Wall-e e Gelmini, ovvero robotica e futurismo

Ero al cinema ieri con i bambini a guardare Wall-e. Certo è il 2800, la terra è devastata dall'immondizia e gli uomini sono tutti dei grassoni che vivono da qualche parte nello spazio su poltroncine mobili, passano il tempo sorseggiando beveroni e guardando uno schermo che nella migliore delle ipotesi trasmette pubblicità, nella peggiore delle ipotesi gli fa il lavaggio del cervello.

Una piantina che un inviato ha scoperto sulla terra indica che ci sono le condizioni per ripopolarla. Il comandante dell'astronave, a quel punto, si ritrova confrontato al pianeta che ha dato i natali ai suoi antenati e scopre cosa sono la terra, il mare, le piante, cosa significhi coltivare, ballare. Da bravi automi hanno perso idea di cosa significhi, semplicemente vivere, per non parlare poi di pensare. E poi a un certo punto si trova a dover leggere, e sillaba le parole come un bambino all'ultimo anno di materna che inizia a imparare da solo a leggere.


E mi sono detta ancora una volta che quello che voglio per i miei figli non è un mondo che giri intorno a criteri di produttività in cui solo gli utili hanno una ragione di esistere. Voglio un mondo in cui a scuola ai miei figli insegnino a ragionare, a confrontarsi, a pensare, oltre che inglese informatica e… la terza i la dimentico sempre. Perché di quelle tre i, senza tutto il resto, non ce ne facciamo niente. E un'altra cosa, tutto questo, dalle elementari all'università, lo voglio a disposizione di tutti, per una società che consenta a tutti in pari misura di crescere ed esprimersi liberamente e tolga i privilegi dovuti al dio denaro, privilegi che non hanno mai avuto e soprattutto in qualsiasi anno tra il 2008 e il 2800 non hanno più senso. Più alcun senso.


Ah, un'ultima cosa. Come si vede dall'immagine, se si fossero conosciuti nell'era Gelmini, il terrestre Wall-e e la spaziale Eve non avrebbero mai avuto alcun modo di riuscire, alla fine, a prendersi per mano.

CV

Immagine tratta da http://uk.rottentomatoes.com

mercoledì 22 ottobre 2008

Maria Star Gel, un ministro con qualche problema di coerenza

Gian Antonio Stella, il coautore de La casta, racconta sulle pagine del Corriere della sera come il ministro è diventato avvocato (clicca sul titolo di questo post, per leggere l'articolo di Stella su Star)
JM3

Confronto tra le parti su Telecity

Domani giovedì 23 ottobre dalle 13.00 alle 13.30 guardate la trasmissione ARIA PULITA su Telecity.
La giornalista Carla Ruffino incontra il consigliere regionale Gian Luca Vignale (AN) e Cosimo Scarinzi (CUB). Partecipano al confronto insegnanti e genitori.
Si può intervenire con domande in diretta telefonando in studio allo 011.347.345.6.

AS

Commenti, idee, proposte

Il nostro indirizzo e-mail è

lemiemaestresonogiauniche@gmail.com

Utilizzatelo per mandarci commenti o idee o proposte.

CV

Classifiche OCSE, sempre sesti

Nella classifica OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, l’Italia è al sesto posto per la qualità della sua scuola elementare: un posto di eccellenza, di cui potevamo essere fieri.
Anche in un’altra classifica OCSE pubblicata in questi giorni l’Italia si posiziona bene: in questo caso il riferimento è la crescita del divario tra ricchi e poveri. Tra i 30 paesi che fanno parte dell’OCSE, l’Italia è tra quelli dove la differenza tra chi ha tanti soldi e chi ne ha pochi o non ne ha per niente è tra le più alte.
In Italia, come in altri paesi, la ricchezza si distribuisce sempre più in modo ineguale. Il rapporto OCSE ci dice che l’aumento del divario economico tra ricchi e poveri è un fenomeno che colpisce i 3/4 dei 30 stati considerati, che vuol dire in più di 20 paesi. Ma la cosa che non può lasciarci indifferenti è che in Italia si registra un aggravamento del divario tra chi è molto ricco e la classe media, che tende a scomparire.
Prima di noi solo Messico, Turchia, Portogallo, USA e Polonia. Di nuovo siamo sesti, solo che questa volta si tratta dei livelli di disuguaglianza economica.
E mentre le persone diventano sempre più povere, la scuola sta diventando sempre più per ricchi.

AS

lunedì 20 ottobre 2008

Maria Star

Ieri sera 19.10.2008, su Rai Tre, è andato in onda uno sketch di Luciana Litizzetto, nella trasmissione di Fabio Fazio "Che tempo che fà", che ha abbracciato un pò tutti i temi "caldi "del momento, tra cui un'esilarante appello al ministro Gelmini per gli "amici" Maria Star.

Per chi non fosse riuscito a vederlo, eccolo.

mf

A proposito di disinformazione


Perchè si continua a parlare di disinformazione?
La cosa migliore sarebbe rispondere alle perplessità legittime di tutti noi - genitori, maestri e persone che hanno a cuore la scuola pubblica - con dei fatti e non con degli slogan.

In questi giorni sia Berlusconi, sia la Gelmini vanno ripetendo che non capiscono le proteste dal momento che "il tempo pieno verrà aumentato del 60%".

Ma per quanto mi sforzi non riesco a capire come si possa conciliare un maestro unico che lavora per 24 ore alla settimana con le attuali 40 ore settimanali che frequentano i nostri bambini. Avremo dei maestri unici raddoppiati???? Avremo dei maestri stakonovisti???
Se vogliono informarci che lo facciano... altrimenti è evidente che le proteste continueranno.
La vignetta riprodotta è di Maramotti
cm

domenica 19 ottobre 2008

Una scuola in più: la Don Murialdo




L’invito arriva all’ultimo: qualcuno di voi ce la fa ad andare stasera alla scuola elementare Don Murialdo a raccontare quello che state facendo?
E’ mercoledì 15 ottobre: ci eravamo organizzati per tenere aperta la nostra scuola Sclopis dalle 17.30 alle 20.30, ed è già stata questa una fatica: scrivere volantini, preparare lucidi, pensare bene a cosa dire perché l’informazione arrivasse chiara, una fatica che abbiamo affrontato affiancandola tutte le altre che insieme fanno le nostre vite di genitori, le corse tra lavoro e figli, la spesa da fare, le cene da preparare.
Ma non vogliamo perdere l’occasione di una scuola in più, e ci proviamo. Alla Don Murialdo l’orario di assemblea è dalle 21.00 alle 23.00: giusto il tempo di tornare a casa dopo l’incontro alla Sclopis, mangiare un boccone e ripartire in fretta.
Ci ha chiesto la maestra dei nostri figli di andare alla Don Murialdo: lì ha delle amiche insegnanti come lei a cui ha parlato di quello che noi stiamo provando a fare nella nostra elementare. Così, le maestre della Don Murialdo vogliono che andiamo a raccontare ai loro genitori la nostra esperienza appena cominciata.
E così facciamo, in tre.
Appena arriviamo le maestre ci vengono incontro sorridendo: è un’accoglienza calda che ci fa stare subito bene. Parleremo da mamme, avvisiamo, non siamo né politicanti né esperte di pedagogia: racconteremo le nostre paure per quello che sarà la conversazione del decreto in legge, il nostro rimpianto per tutto quello che i nostri figli stanno per perdere, le emozioni che ci salgono dal cuore. Va bene va bene, ci dicono le insegnanti, è proprio questo che vogliamo.
In sala sono seduti più di 100 genitori.
Prima interviene il rappresentante del Coordinamento Genitori.
Poi tocca a noi. Proviamo a mettere a fuoco quello che concretamente vorrà dire maestro unico e 24 ore di scuola alla settimana e insieme quello che questo concretamente significherà per la nostra società attuale e futura. E’ solo di stamattina l’approvazione della mozione per le “classi ponte”. Ritroviamo in chi ci ascolta la stessa indignazione per una riforma della scuola che non risponde ad altro che ad esigenze di taglio di fondi, la stessa consapevolezza della deriva a cui tutto questo ci condurrà, la stessa decisione nel provare a convincere i nostri politici che non è così che si fa.
Raccontiamo anche di come ci stiamo muovendo, un passo dopo l’altro, secondo un metodo molto empirico di prova e riprova, imparando dagli errori e confermandoci nelle riuscite. Non abbiamo ancora chiaro tutto il percorso, ma sappiamo che ci aspetta un lungo inverno, e siamo pronti.
Diamo l’indirizzo del blog, passiamo i nostri numeri di telefono, con l’impegno di risentirci presto. Un’altra scuola ha cominciato a muoversi.



AS

Mattinata in piazza Castello



Venerdì 17 ottobre in piazza Castello c’era il sole, lo stesso caldo di sabato 4 ottobre quando abbiamo sfilato in quarantamila qui a Torino contro il Decreto 137.
Le maestre l’avevano annunciato mercoledì 15: venerdì organizziamo un presidio a sostegno della scuola pubblica. In difesa della nostra scuola pubblica italiana.
Tutto è cominciato con le nostre maestre della scuola Sclopis e della scuola Ricardi di Netro, che fanno parte della Direzione Didattica Pacchiotti. Ci stiamo muovendo noi genitori e si stanno muovendo loro; e come facciamo noi, con un passaparola tra un’amica e l’altra, venerdì 17 ottobre in piazza Castello si sono date appuntamento tutte queste scuole elementari (e scrivo così perché primarie come avrebbe voluto la riforma Moratti, ancora proprio non ci viene di dirlo):
1) Don Murialdo
2) Eduardo De Filippo, succursale della Pacinotti
3) Gabelli
4) Gobetti, unico caso in cui era presente anche il Dirigente scolastico
5) Gozzano
6) Muratori
7) Nino Costa
8) Padre Gemelli
9) Pestalozzi
10) Sabin
11) Salvemini
12) Scuola Materna E15
13) XXV Aprile
e le nostre scuole
14) Sclopis
15) Ricardi di Netro.
E poi ci siamo noi, i genitori e i bimbi che portiamo in piazza, non per strumentalizzare l’infanzia innocente, ma per insegnare loro che la protesta è un diritto, e come tutti i diritti bisogna impararne l’esercizio. Senza irriverenze, senza degenerazioni. Un po’ di educazione alla cittadinanza fin da piccoli, come ci hanno spiegato, fa sempre bene.
Per i bambini oggi è una festa, da vivere insieme alle loro maestre. Per loro c’è da divertirsi oggi in piazza: lenzuoli bianchi dipinti di parole colorate su ci sedersi sopra e cartelloni da tenere alti, il trenino cantando sotto il palazzo della Regione, la sfilata intorno a Palazzo Madama, le fontane in cui infilare i piedi con la voglia di togliersi le scarpe. A noi genitori va bene così, perché ci sembra che si può giocare facendo insieme cose serie, come imparare, farsi domande, provare a capire, e vedere i propri genitori al fianco delle maestre e le maestre al fianco dei genitori, tutti insieme per difendere la stessa idea di scuola.
E poi arrivano loro e come potrebbe un bambino resistere: un gruppo di sei ricercatori universitari (così qualcuno ha detto) in identica uniforme blu e mascherati da scienziati con la faccia che ricorda quella di Albert Einstein, che ballano, fanno inchini e riverenze, rincorrono i bambini per farli divertire, ma restano muti.
Certo avremmo voluto che ci fosse più gente lì con noi.
Ma intanto quella che c’era è bastata: ci siamo incontrati tra genitori di scuole diverse, abbiamo parlato, ci siamo scambiati numeri di telefono e dati appuntamento, abbiamo preso accordi.
Con l’idea che sia solo l’inizio.

AS

sabato 18 ottobre 2008

Del diritto di manifestare


Questi sono i giorni in cui scendiamo in piazza e ci riuniamo per la scuola pubblica. Per difenderla dall'assalto di chi vuole farla fuori. E si sono levate voci che hanno parlato di strumentalizzazione dei bambini da parte di noi genitori.

Fortunatamente in piazza siamo scesi in tanti, e insieme a noi genitori c'erano anche insegnanti e studenti. E poi, ci siamo detti, fino a prova contraria la riforma tocca proprio i bambini e il loro diritto a un'istruzione pubblica ottima (a livello elementare, la sesta migliore al mondo secondo i dati OCSE), per cui perché non spiegare loro di che cosa si tratta e coinvolgerli per proteggere quanto di buono abbiamo?

Oltre a questa considerazione di massima, però, viene anche da pensare che sia in qualche modo bello avere l'occasione di condividere con loro una di quelle espressioni che la democrazia garantisce. In modo pacifico, pacato persino, come sta succedendo in questi giorni. Esprimersi. Esprimere il proprio consenso o dissenso rispetto a quanto i rappresentanti dei cittadini fanno. Esprimersi favorisce il dialogo, e imparare a farlo nei toni migliori, senza che troppo rimanga taciuto per esplodere all'improvviso, ecco, proprio questo, mi pare, sia sinonimo di vivere civile. E per tutti, non solo per quanti hanno manifestato da piccoli con i propri genitori in favore della legge sul divorzio o della legge sull'aborto.
CV
Foto tratta da flickr

Mobilitazioni trasversali in tutta Italia


Finalmente stamattina era la prima notizia del TG radio. E "trasversale", questo è stato uno dei primi aggettivi usati per descrivere la protesta di quanti sono scesi ieri in piazza in tutta Italia, Firenze, Palermo, Ferrara, Parma, Brescia, Calabria, Piacenza, Milano, Roma. Tanti. Sono tanti. Di varia appartenenza politica e categoria: insegnanti di elementari e materne, studenti di liceo e universitari, genitori con bambini. Proprio quello che vediamo anche noi qui a Torino, dove anche ieri c'è stata una protesta delle maestre elementari in piazza Castello.

Un sociologo parlava della trasversalità, appunto, del movimento, così come del fatto anomalo che proprio chi tende tradizionalmente a distinguersi stia invece decidendo di unirsi in movimenti di aggregazione. E sottolineava infine la forma moderata di questa protesta, nelle manifestazioni e negli slogan.

Sono notizie rassicuranti, conro ogni strumentalizzazione di questa voce che si leva a difendere quanto di buono c'è nella nostra scuola. In quanto al resto, ben vengano studi e confronti che permettano di migliorare ulteriormente l'istruzione pubblica, ma secondo obiettivi e modelli pedagogici, per piacere, non economici. Voglio credere che in questo senso vada il messaggio di Napolitano che ha invitato a non "farsi prendere dagli allarmismi e dalle esagerazioni".

Per chi come noi ci crede, è soprattutto rassicurante non sentirsi soli e constatare che la mobilitazione, che non sempre è facile da gestire con famiglie e bambini piccoli, è uno strumento efficace per fare sentire la propria voce e per ricordare, a chi abbiamo votato o meno, che stanno rappresentando noi cittadini. Per questo la trasversalità della protesta è tanto importante.

CV

giovedì 16 ottobre 2008

Volantino sit-in di venerdì 17 ottobre 2008

Venerdì 17 OTTOBRE 2008
dalle ore 10 alle ore 14 piazza Castello - Torino
PRESIDIO A SOSTEGNO DELLA SCUOLA PUBBLICA

VISTA:

- l’urgenza e la gravità dei provvedimenti legislativi operati dal governo
ai danni della Scuola Pubblica Italiana di ogni ordine e grado;

- la disinformazione messa in atto dai media che stanno impedendo
un reale dibattito condiviso sulla questione;

CONSIDERATO:

- che dietro queste proposte (Gelmini e Aprea) non esistono
motivazioni né didattiche né pedagogiche;

- che il reale effetto di queste proposte sarà l’inesorabile abbassamento
della qualità dell’offerta formativa della Scuola Pubblica
e l’aumento del suo costo a carico delle famiglie;

ADERIAMO

allo sciopero indetto dal sindacalismo di base
per dare voce a chi non ne ha e per sostenere
il valore ed il significato dell’Istruzione pubblica e gratuita
e
per non depauperare i principi della Costituzione della Repubblica Italiana che recita:

art.33
“L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”

art. 34
La scuola è aperta a tutti.
L’istruzione inferiore, impartita per almeno 8 anni, è obbligatoria e gratuita

Gli Insegnanti
delle scuole Sclopis e Ricardi di Netro


Cittadinanza e costituzione

Ieri abbiamo aperto la nostra scuola Sclopis, come tante altre scuole d’Italia hanno fatto.
Abbiamo invitato i genitori a esserci, e qualcuno è venuto: c’erano italiani, rumeni, marocchini, cinesi.
Se qualche straniero non capiva bene l’italiano, non ne abbiamo fatto un gruppo a parte, sistemato in una stanza diversa da quella in cui si teneva l’incontro. Abbiamo semplicemente provato a parlare più lentamente, a usare parole più semplici, con l’aiuto di chi tra loro ne sapeva di più.
C’erano anche i bambini bilingue di questi stranieri: e dove non arrivavamo noi, c’era il bambino che faceva da traduttore. Sono bambini spesso nati in Italia, sicuramente andati alla scuola materna qui in Italia e magari già anche al nido: bambini che parlano l’italiano esattamente come fanno i miei figli, con un vantaggio in più: che di lingue loro ne sanno due.
Gli italiani e gli stranieri di cui parlo erano in realtà nella maggioranza italiane e straniere. Tutte mamme, un paio di maestre. Tutte donne. Un altro bel gruppo alla ricerca della parità.
A me pare tutto questo un buon esercizio di cittadinanza: di partecipazione alla vita sociale, di impegno, informazione, assunzione di un ruolo attivo.
Si può sempre imparare di più, ma credo che le persone che ieri sera erano a scuola fossero già tutte in possesso di buona parte “delle conoscenze e delle competenze relative a Cittadinanza e Costituzione”, quelle dell’art. 1 del Decreto 137 per intenderci.

AS

Una notte per la scuola pubblica


Nella nostra scuola la presenza non era foltissima, ma rappresentativa, così ci piace pensare.
Perché la questione non riguarda voti e grembiulini, come vogliono far credere, ma è molto più sottile e capillare. Lo dimostra anche la mozione relativa alle classi differenziali, vero e proprio strumento di segregazione e ghettizzazione. Sorta di apartheid de noartri, unica voce in totale contrasto con un'Europa sempre più crogiuolo di culture e destinata a un'arricchente integrazione.
CV

Lenzuola bianche domani in piazza Castello

Le insegnanti del Circolo Didattico Pacchiotti (scuole Sclopis e Ricardi di Netro) organizzano domani VENERDÌ 17 OTTOBRE un sit-in di protesta contro la riforma Gelmini.
Il luogo è piazza Castello, l’orario dalle 10 alle 14.
Le maestre siederanno su lenzuola bianche.
Siete tutti e tutte invitati a partecipare. Portate con voi un lenzuolo bianco.

Perché la scuola pubblica non diventi un fantasma.

AS

martedì 14 ottobre 2008

La nota

Così si legge sul sito del Quirinale, martedì 13 ottobre 2008.
Piacciono tanto le note in questo periodo di moralizzazione della scuola italiana: 5 in condotta a tutti quelli che hanno mandato la mail in questi giorni.
Quello di seguito è il testo.

LA NOTA
Nota sulle web-mail al Presidente della Repubblica Napolitano in relazione alla legge di conversione del decreto legge n. 137, in materia di istruzione e università giunge in questi giorni al Presidente della Repubblica un gran numero di messaggi con i quali da parte di singoli, e in particolar modo di insegnanti, nonché da parte di talune organizzazioni, gli si chiede di non firmare il decreto legge 137 – o, più propriamente – la legge di conversione di tale decreto. Pur nella viva attenzione e comprensione, da parte del Presidente, per le motivazioni di tali appelli, si deve rilevare innanzitutto che il Parlamento non ha ancora concluso l’esame del provvedimento in questione. Inoltre, secondo la Costituzione italiana, è il governo che si assume la responsabilità del merito delle sue scelte politiche e dei provvedimenti di legge sottoposti al Parlamento, che possono essere contrastati e respinti, o modificati, solo nel Parlamento stesso. Il Capo dello Stato non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce: la stessa facoltà di chiedere alle Camere una nuova deliberazione sulle leggi approvate incontra limiti temporali oggettivi nel caso della conversione di decreti-legge, ed il Presidente ha in ogni caso l’obbligo di promulgare le leggi, qualora le stesse siano nuovamente approvate, anche nel medesimo testo.
Roma, 13 ottobre 2008

AS

lunedì 13 ottobre 2008

elenco scuole che Gelmini chiuderà in Piemonte

Forza Mercedes

Incrocio una collega in corridoio: hai sentito la Bresso cosa dice del Decreto Gelmini?
Vado subito a cercare in Internet.
Questo il collegamento al sito di Repubblica:
http://torino.repubblica.it/dettaglio/Scuole-chiuse-la-Regione-insorge-Bresso:-Pronta-a-violare-la-legge/1526115?ref=rephp

AS

Informazione

Mercoledì 15 ottobre la nostra scuola Sclopis resta aperta dalle 17.30 alle 20.30 per un’assemblea di informazione aperta alle famiglie, come faranno altre scuole di Torino, Bologna, Roma.
Bisogna spiegare ai genitori di cosa si tratta, perché poi vengano. Venerdì all’uscita distribuiamo un volantino che riporta le informazioni essenziali che vogliamo arrivino chiare.
Ogni volta che allungo la mano per porgere il foglio, provo a spiegare a parole. In generale, la prima sensazione è che è come stessi parlando di una cosa appena successa e quindi ancora sconosciuta. Così fresca che solo io ne sono a conoscenza, un’anteprima; invece, tutto questo dura da più di un mese, iniziato il 1 settembre ed essendo oggi il 10 ottobre.
Una mamma italiana a cui do il volantino mi chiede: ma cos’è? E’ per la riforma della scuola prevista dal Decreto Gelmini, rispondo. Mi guarda come se non ne avesse la più pallida idea. La faccio breve: la Gelmini vuole il ritorno al maestro unico e la riduzione del tempo scuola. Io non ho sentito niente, dice lei. Cominciamo bene. Provo a entrare più nel dettaglio di quello che succederà alle elementari. Si illumina. Mi ferma. Ma tanto mio figlio finisce quest’anno e il prossimo è alle medie. E quindi lei, non sentendosi toccata in prima persona, può tranquillamente infischiarsene. Taglieranno anche alle medie e alle superiori, insisto. E di nuovo: non lo sapevo. E allora vieni mercoledì, che ci spiegano cosa succederà. Se posso, conclude, ho già un impegno.
Un’altra mamma legge il volantino e commenta: ma la Gelmini alla tele ha detto che il tempo pieno non si tocca. E si, lo dice la Gelmini, ma non credo che sarà proprio così, provo. Davvero? Però l’ha detto: questa mamma mi sembra incuriosita dalla possibilità, che evidentemente non immaginava proprio, che la Gemini possa dire una cosa e poi farne un’altra, e magari mercoledì lei verrà all’incontro.
Le mamme straniere danno qualche soddisfazione in più. Si avvicinano in gruppo. Sorridono di gratitudine quando dalla borsa tiro fuori la copia tradotta in arabo da un papà. Una capisce bene l’italiano e prova a tradurre alle altre quello che sto dicendo.
Non so che fine faranno le mie parole, ma con queste mamme la delusione è meno forte: loro almeno, al contrario delle italiane, hanno la scusante della lingua.

AS

sabato 11 ottobre 2008

Tele-comando

Ho scoperto, leggendo ieri sera, giovedì, il quotidiano di domenica 5 ottobre, qual è stata la programmazione televisiva della giornata.

Su Canale 5 la signorina Gelmini, come qualche giornalista ha cominciato a chiamarla, ha commosso i cuori facendosi intervistare alla trasmissione "Questa domenica". Non l'ho vista, ma mi è bastato la rete (http://www.bambinicoraggiosi.com/?q=node/475). Consiglio di andare a leggere quello che lì si racconta.

Nello stesso pomeriggio, più o meno alla stessa ora, su Rai 1 a "Domenica in" prima Brunetta e poi Schifano.

Quasi un messaggio a reti unificate.

Gelmini, Brunetta, Schifano. Canale 5 e Rai 1. Non ci posso credere. Non mi viene in mente altra parola che propaganda.

Sempre il giornale di domenica raccontava del successo del corteo di Torino il giorno prima. Non nelle pagine nazionali, intendiamoci, ma in quelle cittadine; ma intanto sono due paginone piene, non puoi non finirci dentro e rimanerci, anche solo per la curiosità di trovare nelle foto pubblicate il viso di qualcuno che conosci.

Un successo che non si aspettava nessuno, leggo. Come se il futuro dei bambini fosse una questione da poco. Bambini che diventeranno adulti, e allora la questione sarà, è già, il futuro di questo paese. Sempre troppo poco, per non prendersela a cuore e uscire di casa a manifestare non tanto il proprio dissenso ideologico quanto il desiderio legittimo di volere il meglio per i propri figli?

Mi chiedo però: quanti leggono il giornale e quanti guardano la televisione?

Io stessa, l'ho confessato subito, leggo i quotidiani solo quando le cose sono ormai successe.

È invece così facile premere il telecomando, mettersi comodi e non pensarci più. O finire per pensarla come loro.


 

AS